venerdì 26 febbraio 2010

mercoledì 17 febbraio 2010

Sul perché non ripongo grande fiducia nelle forze militari di polizia in servizio permanente di pubblica sicurezza

Ginocchia: buonasera, potrei parlare con l'appuntato Catarelli?
Appuntato: sono io, bonasera, mi dica pure.  

Ginocchia: ho ricevuto questa, come potrei definirla?, convocazione che diceva di chiamarla a questo numero: solo che non è intestata proprio a me, ma a un tale Ginocchi Avulsi.
Appuntato: e lei chi è? 
Ginocchia: Ginocchia A Punta.
Appuntato: aaah! E fa lo stesso.
Ginocchia: come fa lo stesso? Non sono io.
Appuntato: e vabbuò. E arrivata a lei, allora sarà lei.
Ginocchia: ma se c'è scritto un altro nome...
Appuntato: che, non vuole venire? 
Ginocchia: no, no. Ci vengo, ci vengo. Ma si può almeno sapere cosa riguarda? 
Appuntato: lei venga che ci faccio tutte le domande di presenza.   
Ginocchia: e quando?
Appuntato: le va bene sabato all'una e mezza? 
Ginocchia: sì, sabato va benissimo. 
Appuntato: allora a domani. 
Ginocchia: come domani? 
Appuntato: a domani, no? Non abbiamo appena detto sabato? 
Ginocchia: sì! Ma domani sarebbe, ehm, come dire, mercoledì?
Appuntato: mercoledì è? 
Ginocchia: sembrerebbe, dal calendario.  
Appuntato: e non sabato?  
Ginocchia: no. 
Appuntato: ma è proprio sicuro che domani trattansi di mercoledì? 
Ginocchia: oggi è martedì. 
Appuntato: mmh.  
Ginocchia: domani mercoledì. Se tutto rimane come al solito, intendo.   
Appuntato: Ma lei come ha detto che si chiama?  
Ginocchia: Ginocchia A Punta. 
Appuntato: ah?
Ginocchia: sì. 
Appuntato: non Avulse?   
Ginocchia: no.   
Appuntato: mmh. A Punta, proprio come la punta?  
Ginocchia: già. E non Avulse proprio come l'avulsa.  
Appuntato: le faremo sapere. Bonasera.                       

lunedì 15 febbraio 2010

Nel buio della sala

L'uomo che verrà avrà una sorella maggiore magnifica. Di coraggio disperato e silenzio.
L'uomo che verrà non avrà altra eredità che il racconto di giorni tragici, da tenere vivi in tutti coloro che verranno dopo. E dopo ancora.
E ora, soprattutto, che di ricordare c'è più bisogno che mai.
Un film senza enfasi alcuna, la retorica ridotta all'osso di un tema di quarta elementare. Solo il crudo orrore dell'eccidio.

[Note a margine per Spike Lee: la prossima volta che ti capiterà di fare un film su una strage, per favore, evita di buttarci dentro il gigante buono e il bambino rincoglionito, tra l'altro fastidiosamente somigliante Pinocchio. Ché io odio Pinocchio. E guardati prima L'uomo che verrà, che è un bel modo di trattare certi argomenti duri.]     

giovedì 11 febbraio 2010

Meteofiologia

L'inverno è un serpente. 
L'ho visto che assaggiava l'aria con la lingua biforcuta già a metà dicembre, gli occhi erano due tagli di carta colorata per Natale.
Io già imprecavo allora, con la bocca affondanta nella sciarpa: la coda di 'sto cazzo inverno mi sta ammazzando, porcazzozza! Una coda lunga mesi, spire da sgranare una vertebra al giorno, da lasciare scivolare tra le dita screpolate.
La fine dell'inverno pare non arrivare mai. Come le mattine masticate dall'acciaio della metropolitana, tredici fermate per inventarsi una faccia nuova - una al giorno - e poi lasciarsi sputare fuori dalla scala mobile gelata nel centro di una bufera di neve. L'ennesima.
Liscio le occhiaie col ghiaccio e calco il cappello sulla fronte. Un altro grano d'osso, uno in meno.
Mi scalda il pensiero della primavera, la tenevo stretta tra le mani solo ieri sera, l'estate stava aperta davanti a me come il progetto di un viaggio.
Ora, nevica di nuovo.
Speriamo almeno faccia tre metri.