giovedì 30 ottobre 2008

Affilandomi

É ora.
La notte è scesa veloce ed è più nera che mai. Non bastano proclami e finti ripensamenti da palcoscenico, ritrattare la propria parola in diretta nazionale dà solo misura del nulla che vale.
Ma le parole hanno un significato. Che non cambia negandolo. Che non si compra come una vocale sulla ruota.
E le azioni pesano il doppio sotto l'egida criminale di certi vecchi che non hanno ancora imparato la saggezza. 
Allora, è finalmente giunto il momento.
Che le persone si stringano di nuovo insieme, come corpo unico, e smettano di essere gente, per tornare a essere vive. Per riscoprire la condivisione. Che aveva ragione quel tale con il naso lungo un palmo: la libertà è partecipazione.
É giunta l'ora di tornare ad appartenere all'umanità, a sentire quel filo che ci lega tutti quanti, come in tutti quanti scorre il sangue [cit. da Sammy, qui]. E come corpo unico ci si difenda, senza avere più paura.
É ora che si vivano i giorni come si vive l'amore, insieme.
Ché se oggi ci hanno rubato uno dei quattro diritti fondamentali, presto ce li riprenderemo tutti.  
 

venerdì 24 ottobre 2008

Programmi a breve termine

Io stasera vado qua.
Per tanti motivi.
Per '
i tuoi capelli che sono fili scoperti che sono nastro isolante che sono fili scoperti', sopratutto.
E poi per sapere 'cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero'.
Ma anche perché chi apre il concerto alla batteria di un gruppo di squinternati megalomani -che ieri già manifestava chiari segni di ansia da prestazione come pressione bassa, sguardo smunto, scarsa sollecitudine al cazzeggio- sarà sicuramente felice di vedere le nostre facce abbarbiccate lassotto a fare il tifo.
Che poi si sa, i batteristi magri sono i più bravi (Police docet).

 





giovedì 23 ottobre 2008

Almanacco del giorno dopo

La macchina si muove veloce nel buio, una scheggia verde che striscia sulle note di Virgin radio.
Dentro si fanno parole che sono misura di quello che siamo.
- E questo è quanto.
- 'nnamobbene! 
- E quindi?
- Niente, solo che la gente dovrebbe ascoltare più Depeche Mode.
- Try walking in my shoes?
- Già.
E si fuma, rimasticando il gusto di vecchie parole nascoste negli anfratti della memoria. Un altro tempo, stesse notti passate a raccogliersi e fare il conto degli sbagli. Ridendo anche allora.

Il nero di una strada laterale ci inghiotte che siamo muti. Stretta tra i boschi di castagni si arrampica sul crinale in leggerezza.
Pedalata -in genere la si vola in bicicletta- sembra molto più breve che guidata. O forse è il buio a ingannare lo sguardo e il senso del tempo.
Un occhiata d'intesa e ci fermiamo nel mezzo di quattro curve. I fari spenti ci restituiscono cruda la notte. Velata e senza luna. Le stelle sono solo ipotesi estrapolata dal ricordo di un'estate al mare.
Fukuda scende lesto, vernice alla mano, e comincia a scrivere sull'asfalto.
Io scruto l'orizzonte, ascolto il silenzio degli alberi, fischio quando vedo dei fari avvicinarsi tra i tonchi e lo recupero al volo. Si finge di andare. E poi si tira la retromarcia per finire il lavoro.
É un regalo di compleanno da niente, questo.
Fatto di cuore a qualcuno che ha tutto. Tranne una persona che, quando spinge in salita, faccia il tifo per lui.
[E tutto, per Mr Dibs, è una Olmo in carbonio montata Campagnolo: "Perché dietro ogni bici che sale c'è l'ombra di una femmina che se ne è andata" - mi disse un giorno senza pensare.]
Allora ci siamo noi, per il poco che vale, a riempirti l'asfalto di scritte:


VAI MR DIBS,
P'DALA P'DALA CHE SU C'É PIENO DI FIGA,
AURO CULO,
e infine
AUGURI MR DIBS, RE DEL CARBUN.


Quel che resta della notte sono due birre in riva al lago, sei sigarette e il resoconto un po' truce delle dieci migliori scopate.
        

mercoledì 22 ottobre 2008

Ringraziamenti cartesiani

A x. Per avermi sostenuto, secondo la natura delle ascisse, lungo l'asse che dà il verso delle cose.
A y.
Per il talento di sapermi sollevare, sorridendo, dal meno infinto verso cui talvolta tendo. Per non avermi mai fatto smettere di ridere un istante, anche quando stavo sotto l'origine del piano.        

lunedì 20 ottobre 2008

Dal balcone

Lo spettacolo della sera sono uno stormo enorme di uccelli appollaiati in cima a una gru, come un filo aggrovigliato di perle nere. Qualcuno saltella da un braccio all'altro in silenzio, aspettando il tuffo nel vuoto di un temerario per poi gettarsi lesto all'inseguimento, sfidando il grigio dell'aria. Un gruppetto sparuto che si fa prima stormo sfilacciato e poi nuvola nera che, come un respiro, si espande nel cielo.
Che come un sospiro mi fa sognare di andare.
- Che sono? - mi grida la bionda del piano di sotto.
- Saranno storni - rispondo.
- Non sono corvi, vero?
- No, non è quel film lì.
Intorno, molti guardano il cielo rapiti. Qualcuno fuma qualche pensiero leggero.
Il bello delle case di ringhiera è che si va al cinema insieme. Oggi davano Gli uccelli.


giovedì 16 ottobre 2008

Mezzaluna

La pace, io la trovo solo quando affetto le verdure. Il ritmo del coltello sul legno del tagliere, la resistenza liquida delle fibre, il profumo che sale dalle cipolle fino agli occhi mi commuove. I colori sono un sapore che gioca sul palato: viola melanzana, rosso peperone, pomodori verdi come le zucchine.
Sul filo della lama trovo una quiete che non ho.


[Ecco, se imparassi anche a cucinare decentemente, saprei almeno cosa farne di questa montagna vegetale che quotidianamente affetto.]                       

mercoledì 15 ottobre 2008

Delirio notturno di un pastore di gatti

La sconfitta è un punto bianco che si espande in risonanza. Un nulla che ricomincia a crescere quando meno te lo aspetti.
- Numero Uno è andato in progressione - mi annuncia un medico tranquillo.
- Non è possibile, con quel nome lì non può mollare -  gli rispondo senza pensare, mentre mi appresto
sospirando a svolgere tutte le beghe di uscita dal Trial.
A poco vale l'avere superato di due anni la mediana di sopravvivenza. Si può perdere anche fuori tempo massimo. A poco serve la speranza. La voglia. La fame.
E a poco vale tutto questo lavoro che mi sfianca. Che mi schianta. Tutto questo contare, nella speranza di indovinare la combinazione
giusta che apra la strada a un mese in più di vita a Karnofsky 100.
Ci sono giorni che non si regge. Di perdere sempre.
Io non. Non ho corazze bianche a forma di camice -non sono medico, nessuno mi ha insegnato a difendermi dall'altrui dolore.
C'è mio padre in ogni paziente che incrocio di striscio nei corridoi. Mio padre in ogni persona che vedo vacillare. In ogni storia che ascolto.
E ci sono io. Che ho perso il giorno in cui, avvolto in sette strati di coperte, ho pensato per la prima volta che quanto accade agli altri è come se accadesse a me. Per una sorta di violenza della proprieta transitiva che oggi chiamerei empatia. Allora, ed erano poco meno di trent'anni fa, terrorizzato dall'idea dei sotterranei di Pietro Micca estesi fin sotto il mio pallido culo, fu facile dimostrarmi che 'Io ero gli Altri'.
Ora, che non ne sono più capace, quest'ostinata sensazione di comunione non ne vuole sapere di lasciarmi.


[E ogni tanto penso che dovrei cambiar lavoro e andare a coglier margherite per prati.]                  

martedì 14 ottobre 2008

Quel che rimane

Fukuda: e che tieni oggi?
Ginocchia:
niente. Hai presente il disagio giovanile?
Fukuda: guarda che mica sei più tanto giovine, te... 
Ginocchia:
ecco, appunto! Solo il disagio...                   

lunedì 13 ottobre 2008

Articolo 624

Oggi ho rubato un giorno.

[Per furto si intende in genere l'impossessamento indebito di un bene di proprietà altrui ed è l'azione tipica del ladro. Si riferisce classicamente alla sottrazione di un bene mobile in danno del legittimo proprietario, ed in tempi recenti la disciplina è stata estesa anche al furto di beni immateriali.]
           

giovedì 9 ottobre 2008

Del desiderio

Ginocchia: mpfh! Ogni tanto penso che ci vorrebbero due anni di pausa.
Fukuda: e da cosa?
Ginocchia:
un po' da tutto, credo...
Fukuda: già! Un paio d'anni in cui ti fai di tutto: donne, animali, cose, bottiglie... 
Ginocchia:
[incredulo] bottiglie? 
Fukuda: [con aria innocente] perchè no? 
          

mercoledì 8 ottobre 2008

Progetti per il futuro

A me, questa cosa qui, fa letteralmente impazzire. Mi piace il senso del movimento, la voglia che si respira. Di dire basta. Di dirlo veramente!            

martedì 7 ottobre 2008

Mano Verde

Correva l'anno millenovecentoottantatre.
Un anno che si traduce con trasloco.
Una casa nuova, una scuola nuova e la meraviglia di un giardino comunale proprio davanti al portone. Tredici alberi da esplorare con la perizia acuta del bambino grasso.
Lumache lasciavano strisce di bava su una panchina verde speranza.
Dalla finestra, lo chignon di mia nonna mi spiava tra le forcine. 
Quando il pazzo mi chiese se si poteva accomodare gli dissi: "Prego" e sedetti accanto a lui. Aveva capelli cortissimi e neri sulla testa quadrata, occhi minuscoli che si muovevano nervosi.
Cominciò a raccontarmi della sua vita. Cose che non ricordo bene, ora che è volato via un quarto di secolo. C'entravano delle formiche volanti e gli occhi delle pecore da gettare alle ragazze. Centravano i baffi dei suoi genitori, di entrambi.
Si accomiatò con un inchino e una sorta di benedizione: "Bravo, bravo! Sei degno dei miei frutti!", mi disse.
Nonna ancora vegliava, tra un dritto e un rovescio, coi ferri verdi numero cinque pronti come un'arma sul davanzale:
- Ma cu iera chissu?
- Giufà - le risposi.
- Acchiana, Giufaluzzo - disse facendo una smorfia che somigliava a un sorriso. 
Quel giorno imparai che la favole della nonna erano tutte storie vere. Che Giufà non era morto, si era solo trasferito a Torino alla fine degli anni sessanta, come altre migliaia di siciliani.
In fondo che ci voleva? Una valigia, un treno, un poco di speranza e tanta fortuna.  

Oggi, invece, ho imparato che le storie della nonna non sono morte. Vivono tutte, tranne 'Mano Verde' di cui ho perso la memoria.
              

lunedì 6 ottobre 2008

Peccati di gola

Perdo letteralmente la testa per la pizzutella.
Ma non è solo gola, direi piuttosto voluttà: uno smodato diletto dei sensi che mi rende incapace di qualsivoglia forma di autocontrollo.
Ne sgrano a chili, un acino alla volta, pensando sempre "Va bene, basta! Questo è l'ultimo per davvero!".
E poi ancora uno. E un altro. E tutto il grappolo, il raspo, pampini e vigna intera.

Smodato. E condannato a un maldipancia che dura l'intero mese di Settembre.   

venerdì 3 ottobre 2008

Bugiardino

Il principale effetto collaterale di flickr, sperimentato direttamente sulla mia persona, è l'induzione del desiderio insano di andare a vivere in posti assolutamente del cazzo. [Ma solo per un po', né!]

giovedì 2 ottobre 2008

Stancamente

Il difetto di trascinarsi lascia solchi profondi sulle dita dei piedi e qualche piaga sulle ginocchia che piombano in terra disorientate.
Fa più male questa forzata, infelice lentezza che il muoversi lesto in direzione di. Eppure oggi non sono capace di fare altro che girare a vuoto intorno a me: mi fanno centro il mio non essere, il non volere.
E saperlo, a volte, non basta.
[Tutta colpa dell'autunno, dicono i beninformati, o di quei maledetti, indigeribili funghi.]          

mercoledì 1 ottobre 2008

Pranzo di Ferragosto

A me, questa carica di spassose vecchiette ha fatto tanto ridere.
E poi niente.
È che quel genio della nonna, comunque, mi manca un sacco.