venerdì 29 febbraio 2008

Ventinove febbraio

Un giorno che non esiste, questo. Solo una manciata di minuti smarriti negli anni e buttati qui a fare ore.
Il tempo si dilata e lo spazio, stizzito, reagisce comprimendosi. La meccanica quatistica del mio sentire impone regole di compensazione.
Un passo lungo nel verso di costruire vale qualche metro di più, oggi. E conta la metà la tua smania infantile di distruggere tutto. Come un capriccio di nervi.
Ho imparato, negli anni, a reggere urti ben più duri delle unghie. Distruggere è un talento che ho scambiato con la fantasia di immaginare possibilità.
Ci si misura nel fare, non nel disfare. Ma questo, forse, riguarda solo me.

mercoledì 27 febbraio 2008

Trentatre

Che non sono pochi.
Che non sono abbastanza. 
Almeno per averci capito qualcosa, intendo.
Sufficienti, però, a far rivoluzione sul filo tenuto teso da parole mai così vere, da dita che si muovono veloci sul liscio dell'istinto.
È lo stesso numero dei trentini che entrarono a Trento. Che tutte queste erre suonano bene al mio orecchio quando sono inficiate dal difetto della pronuncia.
Sono ciò che medico chiede, ascoltando la schiena per capire che è la testa a non funzionare.
La stessa età di quel tale coi capelli lunghi, che poi c'è morto di trentatreitudine. Ma forse lui qualcosa di buono lo ha fatto, o così mi ah raccontato Adelina.
Io, intanto, se vedo due pezzi di legno, me la batto a gambe levate. Il bricolage non fa per me.
E comunque grazie.
È una festa bella, questa.
Anche per blog, che compie un anno di parole al vento.

martedì 26 febbraio 2008

Sull'andare via

Una giornata che non si riesce a star fermi, questa.
Stamattina ero qui, a farmi predire il futuro da un santone calvo in cambio di un pollo vivo.
E ora guarda dove sono finito a cercare lavoro.


lunedì 25 febbraio 2008

Appunti sparsi per la prossima vita

- non comprare mai un divanoletto
- in caso di incauto acquisto, assicurarsi che la notizia non trapeli
- in caso di fuga di notizie, procurarsi uno striscione come questo
- non rispondere mai sì, a nessuna domanda
- non rispondere mai sì, soprattutto se la domanda sembra importante (concetto reiterato causa reiterazione dell'errore)
- non rispondere mai (per sicurezza)

venerdì 22 febbraio 2008

Disclaimer

Questo è un blog affetto da ermetismo congenito.
Afasico alla verità, balbetta solo sconnesse parole d'artificio.
Indi per cui, come si suol dire qui, non pensare di aver capito, perché hai capito male! O, come disse la Strega non so dove, non la racconto mai tutta! Almeno qui.
Serve un orecchio affinché le labbra schiudano la strada di me.

giovedì 21 febbraio 2008

Sfumature

Quello che mi vedi addosso non è verde militare. Ci assomiglia per il vizio di fratellanza che hanno tutti i verdi. E poi, io, il militare non l'ho mica mai fatto, anche se mio padre sosteneva che non m'avrebbe fatto poi male imparare a ubbidire e finirla con tutta quest'anarchia del cazzo.
Non è neanche verde pisello, credo. Che di sbaccellare
ancora non è stagione.
Non verde smeraldo, che mi fa venire il mal di testa, nè il veronese, che tutti scambiano per una tonalità di azzurro.
Credo sia verde speranza questo colore che mi trovo addosso, preso a caso dal cassetto per il troppo sonno.
Però non mi sta male in viso, la speranza.

mercoledì 20 febbraio 2008

Antidoto

Ho recidive di cattivo umore da eradicare.
L'antidoto al mio veleno pare funzionare, scioglie pensieri rosso cupo nella determinazione dei 'ce la faremo!'.
Ingredienti:
* 3 cubetti di ghiaccio
* 1/3 di Gin
* 1/3 di Martini Rosso
* 1/3 di Bitter Campari
* mezza fetta di arancia
Procedimento:
Mettere tre cubetti di ghiaccio nel bicchiere (ideale un tumbler basso, o old fashioned) pre-raffreddato e aggiungere gli altri ingredienti. Mescolare bene con l'apposita asticella e guarnire con la mezza fetta d'arancia.
Ripetere la somministrazione al bisogno.

martedì 19 febbraio 2008

Calcio balilla

La palla rimbalza frenetica da una sponda all'altra. Le stecche vibrano per i colpi violenti. Un omino dei rossi ha già perso la testa, saltata non so come fino a centrocampo.
Nonostante l'astuta difesa dell'Ingegner Bilogo, Trieste gioca tecnico e butta dentro palle che non vedo. Si potrebbero contargli gli anni sprecati al bar sport, studiando le sue finte. È il compagno ideale là davanti, per me che gioco solo dietro un gioco lento, tutto parate e palle dritte che si infilano nei vuoti.
Me l'ha insegnato Canio al chiosco del Martini, lasciar scorrere e aspettare che si sfili l'omino che mi pressa.
Penne mi spacca le dita a furia di colpi secchi del polso. Si resiste, come sempre, per cocciutaggine.
Il sole sbuffa calora sulla polvere sottile caduta in questi mesi senza pioggia. Una diana rossa si consuma a bordo campo. Un trillo del telefono mi dice che è ora di tornare a lavorare.
Sorrido mentre riannodo alle dita i pensieri lasciati scivolare in traiettoria. Come un attimo di pausa anche da me.

venerdì 15 febbraio 2008

Ammenda

Temo il dolore, come ogni bestia di senso.
Ma mi manca un buco di terra dove star sotto ad aspettare che passi l'inferno. Allora ho fatto vezzo del soffrire per tutto, come un modo di fare letargo anche da sveglio. Come chiedere scusa per l'essere vivo. 
E ancora di più temo il dolore che lascio in regalo per il solo motivo di camminare e sentire. Di respirare quest'aria che pesa. Di lasciarmi sognare. Di provare ad avere coraggio.
Ma forse è solo così che lo si cotruisce il coraggio, dolore per dolore.

giovedì 14 febbraio 2008

Dell'amore me ne fotto

Fukuda: ..si dice che i Mongoli di Gengis Khan studiassero i piani di battaglia due volte! 
Ginocchia: embé?   
Fukuda: la prima volta da sobri, la seconda da ubriachi.
Ginocchia: sì, vabbé, ma questo che c'entra col discorso che stavamo facendo?
Fukuda: che bisognerebbe fare lo stesso per decidere se farsi una tizia oppure no!
Ginocchia: pensarci prima da sobri e poi da ubriachi, intendi?   
Fukuda: no, prima e dopo una sega!
Ginocchia: mpfh!

mercoledì 13 febbraio 2008

Carezze

Il sole mi si struscia addosso come un gatto. Preme sulle spalle che si tendono, sui lombi che si inarcano. È una specie di carezza gentile sui ricci della nuca, una carezza che chiama.
Anche i pensieri si fanno più caldi. Spingono al ventre i tuffi del cuore. Sarebbe una giornata da scivolare sotto il cotone delle lenzuola a sbrogliare nodi di cosce, questa. Ma siamo qua, e possiamo solo morderci la lingua e immaginare.

martedì 12 febbraio 2008

Ponte Umberto I

Il fiume è una striscia di opale che accoglie lo sguardo perduto. Si cammina per non morire da un lato all'altro di un ponte. Da un lato all'altro. Passi misurati e lenti, muso lungo.
Il cielo non accoglie, non offre appigli di stella. Orione sorge sbiadito di foschia, i suoi due cani l'hanno abbandonato. O forse è ancora troppo presto.
Ci si affida ai lampioni, allora. Ci si deve affidare ai lampioni per forza.
Seguire la rotta dei riverberi arancioni sull'acqua, masticare il coraggio penato dei passi, vomitare verità di riccio.
Andare a naso, come sempre.
La via di casa non ha mai portato così lontano.

lunedì 11 febbraio 2008

Imprevisti

È che io non l'avrei mai detto che mi sarebbe venuta la voglia di buttar libri su Anobii..
E non avrei mai detto che mi sarebbe anche piaciuto..
Mai avrei pensato che mi sarei messo a pilluccare dalle librerie degli amici..
Tantomeno da quelle degli sconosciuti..
Infine, mai avrei detto che sarei finito a un raduno di anobiani, regalando e ricevendo libri, fumando nervosamente durante le estrazione di quelli in palio..
E mai e poi mai avrei pensato che il cinquantatre fosse un simile traditore [vincono cinquantadue e cinquantaquattro] che ancora mi irride..
E se penso a tutte le cose che non avrei mai detto -e che potrebbero essere- mi viene un poco paura..

venerdì 8 febbraio 2008

giovedì 7 febbraio 2008

Gatto in fuga

Il miagolio proviene dal buio del piano di sotto, solo una voce che si lagna tre metri più giù.
[Un gatto bianco, la prossima volta, cazzo, ricordatelo! Prendi un gatto bianco, o almeno un gatto-mucca].
Scendo di corsa con la ciottola delle crocchette e provo a chiamarlo:
- Arturo! Tarturo! Tartufo! Sminchiogatto! Fesso! E vieni!
Nulla. Il gatto Arturo è un ombra fuggiasca che si mimetizza con la notte. Lo intuisco appena disperarsi davanti alle porte che crede quelle di casa.
- Ma perchè cazzo i gatti non sanno contare i piani? Quarto, pirla! - mugugno.
Intanto, qualche uscio si apre. La dirimpettaia. La vicina. L'inquilina del braccio A. Belle le case di ringhiera, dove tutti sanno tutto.
Esce anche l'anziano signore davanti alle cui porte Arturo frigna.
- Scusi, mi è scappato il gatto.
- Ah, va bene, buonasera.
E rientra.
- Ma come, rientra? - faccio alla bionda del terzo appartamento, braccio A.
- Eh, è rientrato!
- E tu non le hai le chiavi del braccio B?
- No. Mi spiace.
- Cazzo!
Lancio qualche crocchetta oltre il cancello, sperando che Sua Grassezza abbia ancora fame, nel frattempo la signorina si aggiusta i lunghi capelli lisci, inclina lievemente la testa, si poggia suadente alla ringhiera, sporge le labbra e cominca a sussurrare con tono mellifluo:
- Nz, nz, nz, vieni bel micetto, vieni!
- Certo che se chiami il mio gatto come chiameresti un cazzo.. - mi scappa di pensare.
Arturo invece si avvicina. Lei continua:
- Dai, vieni! Sì!
L'impressione è che, nel muovere questi pochi passi in avanti, la bestiolina nera si sia fatta anche più lunga. Appena arriva a tiro di braccio l'afferro per la collottola e lo faccio passare tra le sbarre della ringhiera.
L'ammaliagatti mi guarda come dire: "visto!".
Io ho sempre saputo di avere una strana bestia in casa, però pensavo fosse solo l'incrocio fra un bassotto, una lontra e una faina. Ci devono aver messo anche qualche cellula di cazzo, probabilmente nel cervello.
 

mercoledì 6 febbraio 2008

Paprika

I sogni non sono mai stati così vicini alla realtà.
E non è del talento di realizzare di cui alcuni possono vantarsi l'argomento di cui sto dicendo.
I sogni, qui, non si realizzano. Si vivono.
Il mondo onirico sfonda il velo del reale e invade le strade in una entusiasta processione di rane, bambole, frigoriferi. Il confine è labile e presto si perde. Sognando un sogno.
Ma guardatelo. Ché io non sono bravo a raccontar di sogni.
I miei, già se li sono mangiati quattro avvizziti cani randagi.

martedì 5 febbraio 2008

Tessitrice

Non riesco più a tessere i miei pensieri in trame di parole. La navetta che li lasciava scivolare tra le fauci aperte dell'ordito s'è incagliata. Una strettoia del passo, l'armatura che cede.
Provo a dire, ma nascono dalle dita solo parole storte che vogliono celare. Le leggo anche qui, in passi incerti all'indietro. Dovrei soltanto tacere, ora, invece di ostinarmi ad abortire la verità. Non c'è moratoria per me, per fortuna!
Ho un nodo grosso da sbrogliare e non so da dove cominciare.
Il malessere che mostro è come afferrarne un capo.
Spero.

lunedì 4 febbraio 2008

Solo di lana

Piove. Me ne accorgo dai piedi gelati che non trovano pace neanche nei calzini di caldocotone. Un brivido che parte dal basso, sfida l'incertezza delle caviglie, inficia l'acume delle ginocchia facendo storcere finanche il naso arrossato di vento.
Una sorta di contraddizione in termini, il caldocotone. Mai fidarsi solo di un nome, lasciando le calze di lana dentro l'armadio a fare da cuscino al gatto. I nomi tradiscono più delle persone. E i piedi congelano dalle dita nelle pozzanghere grigie di freddo.
Ora pare abbia iniziato a nevicare. In un istante.
Una neve nervosa che non si fermerà, c'è troppa pioggia in terra a farle da letto. E troppo cupo il mio umore per lasciarsi schiarire di bianco.
È che ho creduto alla parola gioia.
E la questione non è tanto se il cotone sia realmente caldo o meno, quanto se il sussulto che mi ha investito nel sentire saprà bruciare una paura che non mi appartiene.
I calzini no, quelli li vendevano al mercato tre paia
cinque euro.

venerdì 1 febbraio 2008

Lascia o raddoppia

Ginocchia: e adesso ho deciso di darmi al tantra! 
Fukuda: noooo! io lo trovo una vera tortura.. 
Ginocchia: [ridendo] è che tu sei un cazzo di spruzzone!!   
Fukuda: [ridendo] già, spruzzone!
Ginocchia: ché poi sì, effettivamente dev'essere una gran fatica sto cazzo di tantra! 
Fukuda: no, guarda, io non ce la posso proprio fare!! ci sono volte che mi ritrovo a dirmi "'spetta, 'spetta, non subito!", ma poi penso "e se tra due minuti muoio?".. e allora proprio non riesco a resistere.. 
Ginocchia: è che un po' dipende anche da quanto sono lunghi quei due minuti prima di morire..  
Fukuda: ma il segreto è pensare già subito alla seconda. Piuttosto ne faccio due. Ecco sì, 'fanculo! Ne faccio due. Ma tantrico mai!