venerdì 28 agosto 2009

Happy Birthday, Mr. President

La Prof mi guarda seria, allegra dopo il tintinnare di calici in suo onore:
- Ora dovresti bagnare qualcosa, tanto per battezzare casa nuova.
- Ma sei sicura?
- Certo! Un'inaugurazione è quello che ci vuole...
Il mio sguardo sbatte come un insetto sul cristallo della sua sicurezza. In mano, ciò che avanza di una bottiglia di Bellavista Satèn. Non più di tre dita.
I pochi ospiti, nafruagati nella città deserta troppo presto per evitare l'ultima afa, discutono distrattamente della putrella a vista che abbiamo lasciato in salotto.
- Dai! - insiste la Prof.
Piego la testa lievemente di lato, come in dubbioso assenso. Poi, una scossa leggera della mano accontenta un desiderio di festa.
Dalla bottiglia, però, non esce la stilla che m'aspettavo. Si alza invece un ribollire di schiuma. Il gesto istintivo di tappare col dito fa partire uno spruzzo potente che finisce lesto sul muro, e poi sulla cucina, e poi direttamente sulla Prof! 
Ride. Lei.
Dice solo:
- Peccato, però, che avevo fatto oggi la piega.
Intorno, dieci occhi mi fissano muti.
Nessuno osa dire nulla. Come congelati. Disorientati.
Ci fossi stato io, al loro posto, avrei applaudito!

[Tre riflessioni. Uno. Ogni minimo gesto al di fuori dell'ordinario genera conseguenze che io tenderei a definire eccessive. Due. Tendo per natura a compiere gesti fuori dall'ordinario. Tre. Ho vecchi, cari amici noiosi che mi considerano pazzo.]
     

lunedì 24 agosto 2009

Nomina sunt consequentia rerum

No, ecco, ieri.
No, ecco, ieri stavo mangiando i fichi e.   
No, ecco, ieri stavo mangiando i fichi e ho proprio pensato così.
Nomina sunt consequentia rerum.
     

mercoledì 19 agosto 2009

Controviale

L'allegria di agosto è il silenzio delle strade.
Un'infinita linea di bagolari spacca in due il viale e resta immobile a guardarmi fumare, come se trattenesse il fiato. Come se non volessero essere scoperti. Ma io lo so che quando mi volto di spalle loro scrollano le radici di terra e muovono altrove.
Un due tre, stella! - grido faccia al muro e mi giro di scatto.
Non sono mai abbastanza veloce, però, per coglierli in flagranza di passo.
Come questa amarezza che sento, che si scioglierà in un lungo silenzio, prima che possa darle un nome.
     

giovedì 13 agosto 2009

Gli incubi dei pesci rossi

Mi sveglio che il cuscino è già morto.
L'ho strangolato nel sonno inseguendo coi gesti un qualche sogno inquieto.
Colpa del caldo, dicono i più, che fa fare incubi assurdi.
Ma è strano svegliarsi nel cuore della notte - il mondo muto di agosto - con addosso i graffi di un tormento che ho solo sognato. Le ombre giocano a disegnare mostri che si muovono sulla parete candida. E io non ho requie.
Mi alzo e scivolo verso l'aria del balcone. Ho desideri da confessare alle stelle cadenti.
Contro undici aerei prima di arrendermi.
Dabbasso, sull'asfalto che accoglie la mia sigaretta in scintille, cerco la parola che mi definisca.
Sgomento. Oggi.

[E qui ringrazio chi mi ha dato da leggere "Metello" di Vasco Pratolini, perché la parola Sgomento, davvero, non la leggevo da anni. E mi mancava, dio se mancava! E anche un po' quel socialismo lì.]