martedì 29 settembre 2009

MRI

L'introspezione è una forma di indagine su se stessi troppo simile alla rettoscopia. Invasiva. Dolorosa. Imprecisa. E con liste d'attesa lunghissime.
Forse dovrei dedicarmi all'invenzione della risonanza magnetica a perfusione per anime zoppe.
      

giovedì 24 settembre 2009

Convergenze involutive

Ginocchia: e fumiamo?    
Fukuda: sì, direi che ci vuole, ora, una paglia.
Ginocchia: [si stende su un quadrato di aghi di pino, accende e sospira una nuvola grigia che rimane sospesa, immobile, per un istante prima che il vento la prenda in una specie di danza] ...   
Fukuda: è che quando il gioco si fa duro...
Ginocchia: i duri? Cazzo fanno già?
Fukuda: dai! Quando il gioco si fa duro...
Ginocchia: i duri cominciano a fumare?    
Fukuda: già,
solo la nicotina e la birra ti possono aiutare.          

martedì 22 settembre 2009

Cinque scene da un matrimonio

La sposa ha rughe sottili ai lati degli occhi e l'aria nervosa. Il trucco non basta a nascondere le ore di sonno perdute, che sembrano tornarle sul viso nei lampi di sole sul velo. È bella mentre cammina lenta lungo il corridoio che porta all'uscita, nonostante le gambe del consorte non diano la stabilità che sperava al suo passo.

Una bambina con un vestito a fiori lascia cadere un flut dalla terrazza a picco sul mare. Ride sguaiata all'impatto che manda il vetro in frantumi, e che nessuno sente. Poi coglie il mio sguardo e si gela. Immobile, come una bestia selvatica sotto la luce improvvisa dei fari.
Quando si accorge che rido lancia un urlo selvaggio e comincia una danza che sembra una festa.
Tra complici ci si riconosce così.

- Ho fatto una scorpacciata di ostriche alla sfilata di Gucci, all'Excelsior - dice a voce alta una signora dal tailleur nero, mentre rifiuta con aria piccata l'offerta del cameriere.
Io non so trattenermi. Mi giro, la guardo, e col migliore sorriso di casa le dico:
- Non vedeva l'ora di dirlo, nevvero, signora?
Il freddo arriva che sembra inverno. Che quasi mi pento.
Al tavolo sono tutti immobili, forchetta alla bocca o a mezz'aria.
Poi qualcuno riscalda l'ambiente:
- È che alla sfilata di Cavalli fan solo panini.
E si riprende ad affrontare i molluschi. 

Lui fuma il sigaro e ha l'aria cupa. Guardinga. Si muove nervoso per tutto il castello, come un capitano che passa in rassegna ogni potenziale pericolo.
Quando lei lo raggiunge capisco perchè. È di una bellezza che abbaglia, che attira gli sguardi su sé a ogni movimento dei capelli nerissimi. A ogni respiro che fa danzare il seno.
Donne così belle andrebbero accompagnate con sicurezza. Anche solo inventata.

E poi c'è quello che cerca l'aria del terrazzo con fame. Infischiandosene della pioggia, si affanna a fumare e a ridere del tempo cangiante. Sembra allegro della lontananza che mette alla gente. La cravatta ciclamino sull'abito nero è come un richiamo per api ubriache.
Lo osservo tornare al suo tavolo, il passo dinoccolato.
Seduto sembra altrove, come fosse ancora fuori.  
             

giovedì 17 settembre 2009

Totoro

Sinceramente, a me Totoro manda completamente fuori.
Credo sia colpa di quella specie di rutti inarrivabili. Di come danza attorno all'orto per far crescere le piante - dico, mi fosse riuscito
mai coi pomodori! - e della malsana tendenza a infilarsi sotto gli scrosci dei pini.
O forse solo perché a veder correre Satsuki mi vien su una specie di groppo in gola e la voglia levarmi le scarpe e andarle dietro.
 

mercoledì 16 settembre 2009

Come estraneo a me stesso

Il fiato finisce insieme all'ultimo pezzo da centocinquanta battiti per minuto. L'ipod mi propone di fermarmi infilandomi Navi stanche di burrasca (Numero 6) nelle orecchie e io cedo volentieri, mollando la corsa per il passo.
Piove, ma il cappuccio della felpa tiene l'acqua bassa ai pensieri.
All'asciutto di quattro platani, le ultime due zanzare dell'estate si affollano su di me. La mia curiosità naturale le lascia fare: un corpo nero - a piccole macchie bianche - si posa appena sopra il ginocchio, lievissimo, l'apparto boccale infilza la carne senza lasciare sensazione di nulla. Un movimento infinitesimo del capo, mentre le zampe posteriori stanno tese all'aria. Come godesse.
E vola via, lasciandomi sedotta e abbandonata.
Il prurito arriva poco dopo, insieme alla sorella sull'altra gamba.
Con un colpo secco della mano la schiaccio prima che punga. [Curioso sì, proprio coglione magari anche no! Anche se è un vizio che non so togliermi quello di ammirare il meccanismo del pungere.]
Riprendo a correre piano. Come a voler imbrogliare la pioggia che ha cominciato a scendere abbondante.
Il pensieri seguono il filo di una ragnatela.
Ciò che mi distingue dalle bestie è tutto ciò che di me non vorrei. 
        

martedì 15 settembre 2009

Trentatre secondi di zapping

Coliandro è uno di noi.
Dice minchia che io manco lo guardo. Ascolto distratto e mi sembra di essere a casa.
Minchia, appunto.
Che i miei modelli stanno drammaticamente precipitando verso il basso.
           

venerdì 11 settembre 2009

Sparigliando

Come quando da bambino lasciavo che il vinavil mi incollasse le dita alle cose.
Una patina di profumo biancastro scavava le narici fino ai pensieri, invadendoli dal basicranio. Imbrogliandone il filo teso ad andare, lasciandomi inciampare in ogni nonnulla. Ridendo. Senza parole.
Poi levarsi coi denti quella pellicola lattiginosa era come il piacere di toccare la vita che si muoveva da sola dietro la fronte. Pensieri da niente, balenati in un pomeriggio di gioia.
Adesso m'invade improvvisa la stessa sconsiderata incoscienza d'allora. E come allora scelgo di non avere difese.
Solo, la saggezza di oggi sa che non ci sono più pensieri da levarsi coi denti e gettare tra il bello delle cose da fare. Ma solo roba che resta impiastriccita alle dita.
La belleza di oggi è tenere.    
            

giovedì 10 settembre 2009

Rassegna stampa

Otto pagine. Le prime otto.
Neanche quando è morto Gesùccristo, la Gazzetta della Galilea gli ha dedicato otto pagine. Le prime otto.
Michael Nicholas Salvatore Bongiorno invece sì.
C'è qualcosa che mi sfugge di questo mondo.
    

mercoledì 9 settembre 2009

Incidentale

Ginocchia: [rispondendo a un malinconico sms] sai cosa ci vorrebbe come terapia? Una di quelle belle pizze, la domenica sera, mangiate nel cartone ai giardini postatomici vicino casa. Come una volta.  
CLR: eh, lo so. Anche a me manca del sano tempo con te, a riflettere su stronzate che poi invece diventano opinioni d'avanguardia.  
Ginocchia: staminchia. 
            

martedì 8 settembre 2009

Scusate il ritardo

Ho vinto un premio.
Che io non ho mai vinto niente, esclusa quella volta che avevo invitato quella ragazza coi capelli rossi a vedere gli MTV Music Awards da me e Britney Spears aveva vinto il Best Female Artist. E allora, per festeggiare, anche quella ragazza coi capelli rossi mi aveva dato un premio, a me.
Che non era proprio un MTV Music Awards.
Che poi, io, forse è per questo che ho sviluppato un debole per Britney.
Che quando si rasa a zero, si ubriaca come un camallo e va in giro senza mutande è un po' la mia donna ideale. Anzi, di più. Io vorrei essere proprio come lei. Come Britney.
Ma questa è un'altra storia.
Qui, oggi, si parla del fatto che lei mi ha dato un premio che funziona così:
raccontate ai vostri lettori 10 cose che si sappiano o meno di voi ma che sono vere. Indicate dieci persone che hanno diritto al premio e siate sicuri di far loro sapere che sono stati contrassegnati (un breve commento sul loro blog andrà bene). Non dimenticate di collegarvi di nuovo al blogger che vi ha premiato.
Che è una gran rottura di coglioni, invero (no, Eppi, son tanto orgoglioso di averlo vinto, ma devo far la parte del sostenuto. Lo sai, vero?)!
Ordunque. Sbrogliamoci l'impiccio.

1. Ho paura di Pinocchio. Da sempre. Da quando, da piccino, mi dicevano:
- Ora ti racconto una storia!
- Eddaie.
- Pinocchio.
- Maccristosanto, Sorellauno! - rispondevo - Mi vuoi far venire l'ansia un'altra volta?
Ché Pinocchio è una storia orribile di gente perfida che vuol trasformare un povero burattino in un balilla. Ché uno non può manco essere pupazzo in pace, che tutti son lì che ti vogliono cambiare. E poi il film aveva una musichetta che mi frantumava i dischi intervertebrali.

2. Ho un debole segreto per Britney. Ma questo non lo sa praticamente nessuno.

3. Sono ancora orgogliosamente detentore del record di fidanzatine rosse consecutive in zona Pozzo. E credo che questo record rimarrà imbattuto a lungo perché nessuno è mai stato bravo come me con le signorine dai capelli rossi. Che ancora adesso, che son passati anni, dalla panettiera mi dicono: ah, ma tu sei quello...

4. Sono un cialtrone. 

5. Credo che dieci cose siano troppe. Tutta questa autoreferenzialità mi nuoce.

6. Il sei è un numero che odio dal profondo. Non potrei mai abitare al civico sei. Avere un numero di telefono con dei sei (no, quello è un sedici, smettila!). Rompo subito un pezzo ai servizi da sei, che diventano fantastici servizi da cinque. Ma questa cosa non ha alcun motivo logico e sensato. 

7. Ci sono giorni che proprio faccio fatica. A vivere, intendo. Ma poi succede quellarobalì, e allora mi pare di tornare a respirare.

8. Ho battezzato tutte le piante di casa: l'anthurium si chiama Romina, la kalanchoe Agata, il cactus a palla Fabbrizio e l'ignota pianta grassa Bassotuba. Poi, quando torneranno i gerani che sono ancora in vacanza a casa vecchia, saranno cazzi.

9. Ci sono cose che ancora, davvero, non mi spiego. Allora canto "Com'è triste Venezia" e la gente ride. Ma la gente non capisce un cazzo. Che non c'è mica nulla da ridere.
"Com'è triste Venezia" solo in pochi la si può capire come affermazione.   

10. Non incateno mai nessuno. E non per principio. Piuttosto per pigrizia. Che ora, dopo queste dieci cose, dovrei far la fatica di trovare dieci persone e, davvero, io proprio non ce la posso fare.
                

giovedì 3 settembre 2009

La misura dell'anima

Ginocchia: e piantala di giocare col metro che se ti vede Arturo se ne va a male.   
Fukuda: [fingendo di misurarsi il pene] ah sì? E perché?      
Ginocchia:
non so! È infoiato col metro.
Mrs Fukuda: ecco, e non esagerare neanche coi centimetri. 
Ginocchia: oooh, sento come una vena critica.  
Mrs Fukuda: è che Fukuda ha l'animo grande!     
Fukuda: Io non lo voglio l'animo grande. Io voglio il pisello grande. Ché l'animo grande è da perdente!
Ginocchia: schiappa!               

mercoledì 2 settembre 2009

Sorci

Le scarpe, le lego strette, a fasciare il piede. Come se non volessi sentirle.
Potessi, correrei scalzo, ma siamo gente civile qui, piena di asfalto e benzopirene ovunque.
Sono grigie come topi e vecchie di quando muoversi era un'attitudine naturale, le mie scarpe per correre, e io dello stesso colore, solo coperto di una maglia nera e stinta, come l'umore.
Allineare passi è l'unica cosa che posso. Allineare passi uno dietro l'altro e sudare. Lasciare che il corpo si sfasci nel dolore sordo che sento ai polmoni, appena cento passi più in là.
Correre è rubare l'energia che lascio alla disperazione, è pretenderla per le gambe, per trascinarmi avanti. Per andare dove voglio.
Correre è sbrogliare dei nodi che si sono aggrovigliati dentro, tra tutte le cose che tengo irrisolte.
Correre, ora, è come quella volta che ho nuotato quattro ore e poi uscito dall'acqua sono morto. Ma lì dentro, nel blu, sembravo quasi riuscire a capire qualcosa di tutto questo distruggere. Capirmi, magari, ma solo in negazione. Servo da sempre di ciò che non siamo, ciò che non vogliamo

[É che ho umori violenti, che mi trattano proprio come la loro peggiore puttana.]