venerdì 31 agosto 2007

Facciamo che

E allora perché non facciamo così, cari vicini di casa?
Perché non facciamo che tu, balda checca del primo piano, sali fin quassù per menare la perfida megera ottuagenaria. E che magari, mentre la graffi con tutta la ferocia delle tue unghia finte, scopri che quest'odio -che da più di trentanni vanti- altro non era che una specie di passione. E che quella sua parrucca nerocrovino magari t'ingrifa. E facciamo anche che la guerra che da sempre vi fate si trasforma in un amore bollente. E che magari limonate duro rotolando giù dalle scale, avvinghiati come due formichieri in preda alle convulsioni. E che arrivate a terra lividi e malconci per scappare veloci verso una malga sperduta delle alpi graie dove consumare di questo proibito amore, allevare mucche nane e non tornare mai più.
Così magari così la piantate di rompermi i coglioni!
Che se io parlo con te
delle tue piante, che da quassù lo vedo bene il tuo terrazzo splendido, la vecchia mi scassa il cazzo anche per le scorregge del gatto. Che se la Prof incontra la megera sul ballatoio, tu mi vieni di corsa a dire che devo togliere la tenda 'ché è un po' diversa e blablablà blablablà e blablablà blablablà!'.
Ma andatevene affanculo, và!

giovedì 30 agosto 2007

Complemento oggetto

Penne: [guardando nostalgico alcune foto sul cellulare] tutto sommato è stata una bella vacanza.
Eua: ma chi è quella tizia con quelle due tette enormi?
Penne: sarebbe la mia ragazza!
Eua: [tentando di mettere in risalto il decolté] 'sticazzi che pere!!
Penne: effettivamente i costumi di oggi sono un  po' piccoli!
Bilogo: Oh! Io non l'ho mai vista, la tua fidanzata! Me la fai vedere in foto?
Eua: sì, ma per lui scegli una foto più casta!
Bilogo: dai! Non l'ho mai vista, la tua ragazza!
Penne: [trafficando sul telefono] ..
Bilogo: dai! Fammi vedere le foto della tua ragazza!
Eua: [trafficando sul telefono di Penne] No, questa no!
Bilogo: dai! Fammi vedere le foto della tua ragazza!
Ginocchia: [guardando Bilogo perplesso] ..??
Bilogo: dai! Fammi vedere le foto della tua ragazza! Dai! Fammi vedere le foto della tua ragazza!
Penne: 'spe!
Bilogo: dai! Fammi vedere le tette della tua ragazza! Dai! Fammi vedere le tette della tua ragazza! Dai! Fammi vedere le tette della tua ragazza! 

[Io amo l'Ing. Bilogo per la sua totale incapacità di controllare la percolazione di pensieri dal cervello alla lingua.]

mercoledì 29 agosto 2007

In ordine sparso

Succede, a volte, che i vuoti e i pieni si somiglino troppo. Così tanto da lasciarmi senzaparole.
Come il silenzio al dire. Il cielo all'asfalto. L'andare al restare. Ieri e domani. E il fare al non fare.
Scuoto la testa. Chissà che non sia solo un gioco di specchi rotti tra le pieghe del cervello?

martedì 28 agosto 2007

Capricci

Ginocchia: [sottovoce] prof, giochiamo?
Prof: [assonnata] ma sono le tre di notte..
Ginocchia: mmmh.. eccheffà??
Prof: fa che abbiamo appena spento la luce!
Ginocchia: è che io non voglio mettermi a dormire.. 
Prof: e perchè?
Ginocchia: perché se dormo domani arriva troppo presto..
Prof: [m'incastra una mano tra i ricci] ..
Ginocchia: ed io non voglio che sia domani, che sia giàsubito mattina..
Prof: [spalanca occhi che accendono la stanza] ..
Ginocchia: dura troppo poco questo tempo mio, tanto poco che vorrei poterlo dilatare e centellinarlo fino a domani.. e non so davvero come farmelo bastare! È per questo che non dormo mai, ché io, sono io solo ora, qui, adesso! Smanio. Ché ora vivo e domani mattina mi toccherà pagar di nuovo pegno..

[E poi c'era che ieri era il compleanno della Prof e per la prima volta me lo sono ricordato in tempo, le ho fatto gli auguri il giorno giusto, siamo andati a mangiar fuori e le ho addirittura fatto il regalo. Cose da matti! Era stata una giornata troppo esatta.]

lunedì 27 agosto 2007

Sulla via di casa

Grazie!
No, davvero, grazie mille!!
Dico a te, signore col riporto e le due mani sul volante. A te e ai tuoi tre marmocchi che giocavano a salutare dai finestrini. Grazie per quei fari fatti di soppiatto.
E a te, signorina che correvi sulla yaris -il vento tra i capelli, lo stereo a palla- e ai tuoi abbaglianti che manco in discoteca.
Dico a te, signore coi baffi che mi hai fatto ancora fari. Che hai tirato fuori la mano dal finestrino come una ballerina di flamenco. E invece mi mimavi un lampeggiante.
Ché dietro la siepe stavano acquattate le serpi, auto verdebianca e macchina fotografica.
La faccia delusa di avermi preso ai cinquanta.
Grazie ancora a tutti per la solidarietà.


[E ancora grazie allo sconosciuto genio del male che tantotempofa si prese la briga di mettere al semaforo di piazza Massaua il cartello "ATTENZIONE AUTOVELOX". Grazie da quattro corsie di auto che sfilarono ai quaranta davanti ad un corteo di vigili nascosti tra i cespugli.]

venerdì 24 agosto 2007

Ventisette febbraio

E poi finisce che ci si ritrova.
Anche se il tempo lasciato scivolare in mezzo è tanto. Troppo. Tempo sufficiente per sfornare un piccolo esquimese ridanciano e senza denti e metterne in cantiere un secondo. Perché la genealogia degli Iron procede per coppie di fratelli vicini. E alle treadizioni, sisà, anche la casualità del sesso cede. 
[La qual cosa mi preoccupa! Come predestinato ad un infinito susseguirsi di femmine intorno!]
Mr Iron ha sempre la stessa faccia da maori. Anche se gli anni lo hanno caricato di pancia e zazzera brizzolata. Mrs Iron si muove leggera e sorride quel sorriso nato molti anni fa, quandò scoprì che il suo nome era nome di fiore.
Il vino di casa va giù bene. Scalda quest'anticipo di freddo.
Sorrido nel vedere che gli anni lasciati nel mezzo non sono passati. Che ho ragione io e questa cosa del tempo che corre è tutta una favola per creduloni. Il tempo, semplicemente, non esiste.
Era ieri che ci tuffavamo in mare con le pietre nelle tasche per poter andare più sotto. Che ci immergevamo da terra perché eravamo troppo poveri anche per un canotto. Che poi scrivevamo racconti da lupi di mare. E le gare di rutti e di sassi nel secchio. Che tentavamo di allevare lucciole da vendere ai set cinematografici. Che si provava a far la luffa o coltivar batteri -sa mai che si scopra qualcosa di interessante, no?

Mr Iron: Ginocchia, vieni sù in soffitta! Che ho riesumato uno dei nostri vecchi progetti punk!
Ginocchia: e quale dei tanti sospesi?
Mr Iron: direi che ora siamo abbastanza maturi per poter costruire il nostro ROV!
Ginocchia: C.L.I.T.O.?
Mr Iron: C.L.I.T.O.!
Ginocchia: [sorridendo] ..
Mr Iron:
ma già che cazzo voleva dire C.L.I.T.O.?
Ginocchia: Come Le Idee Ti Ossessionano!
Mr Iron:
ora lo costruiamo e poi lo mandiamo a cento metri a prenderci il corallo. Mo' ti spiego tutto nei dettagli [babàbla, babàbla!]..
Ginocchia: avrei giusto un idea strapunk per i motori!

E mi piace pensare che non siano ancora finiti i tempi in cui si rubava l'etere dai laboratori -sa mai potrebbe servirti, no?- e si finiva sul pavimento a ridere nonsopperché di nonsoccosa.

giovedì 23 agosto 2007

Più

Il tempo è solo una serie di nodi al fazzoletto da slacciare quando il naso cola: rimane in tasca solo un quadrato di stoffa stropicciato e secco, che non so più leggere.
E me lo ricordo ancora il musolungo dei tuoi trentanni, Prof. Che ho cercato di riparare con un bacio e una promessa. Ma con me
avevo solo la faccia allegra, il fazzoletto era nascosto sotto al cuscino: lo sentivo che era un giorno importante, solo che mi guardavo attorno e non sapevo capire perché.
Come tutta l'immotivata tensione di questi giorni che stava scritta in quella zucca grande, fritta con le olive. Come la faceva la vecchia.
- Pronto?
- Ginocchia, vieni alla messa per la nonna?
- Come? È già passato un anno?
- Sì..
- No, Ade, non ci vengo!
E non sono arrabbiato perché la nonna è morta -dico, pure la nonna di Verdone in 'Bianco, rosso e verdone' muore e quella è la nonna per antonomasia- che s'era fatta vecchi'assai e stava anche parecchio stanca.
Ma mi fa triste sapere che non sarò mai più il più piccolo.

Lei è stata l'unica ad aver ostinatamente voluto rimanere più grande di me.

Ed io più piccolo di qualcuno.
Come non sarà mai più.

mercoledì 22 agosto 2007

Saldi di finestagione

Allora facciamo così.
Facciamo che oggi baratto questo musolungo con uno storto mezzosorriso.
È un affarone, te lo assicuro.
Dico, è un signor muso questo!
Con tutto il suo corollario di rabbia, occhistretti, cattivumore, ascessi d'ira, malinconia, disillusione, brutt'penzieri, pugni sul tavolo, noia, capellitirati e calci alle porte. E poi gli strilli e i pianti e i voltastomaco. E le botte.
In omaggio ti lascio anche trentasette giri di letto senza dormire e quattro canini a punta per mordere gomiti.
In cambio non voglio poi molto.
Mezzosorriso e un sogno da sognare la mattina.

martedì 21 agosto 2007

Anatomia comparata dei vertebrati

Uno su tre.
C'è che, di decente, ne cavo fuori uno ogni tre.
Ed è poco. Poco davvero per poter essere di buon umore.
Che per sopravvivere, sopravvivo comunque. Ma i polmoni restano vuoti, secchi, chiusi. Come se per dispetto mi avessero annodato la trachea col filo elettrico. Un nodo stretto di rame. Un affanno di disperato, malcelato dall'abitudine.
L'aria è fresca di pioggia, lo sento con la pelle, con la bocca e la lingua. Ma dentro di me è come se non volesse entrare.
Forse lei lo sa che non la valgo tutta quest'aria buona di settembre.
Forse lei le sa tutte quelle cose che io tengo solo per me -quella mora vizza che sono diventato.
O forse è solo la solita asma.
Che mi ricordo ancora quelle lastre al torace di tanti anni fa.
- Cazzo è quella macchia bianca tra i due polmoni? Cazzo! Quanto tempo mi resta, dottò?
- Ma quello, veramente, sarebbe il cuore..
- Ah, sì? Perchè adesso io avrei anche un cuore.. 

lunedì 20 agosto 2007

Braccia tese

Un finagosto che già puzza di settembre.
Cielo coperto e, davanti, diverse pagine di calendario da voltare. Se avessi un calendario.
Si fanno programmi da disfare - poi, con la calma dell'autunno.
E non so perché mi viene in mente mia nonna, che mi obbligava a reggerle la matassa di un maglione disfatto mentre lei ne faceva gomitoli. Come una scusa per farmi stare farmo ed insegnarmi ad aspettare.
Forse l'unica lezione imparata come si deve.

domenica 19 agosto 2007

non

Terra secca e ulivi intorno. Due filari di vite francese, un vino rosascuro da bere freddo. Il mare è una lontana linea turchese.
Una gatta senza nome mi insegna a cacciare lucertole. Ed io intanto imparo solo a tacere.
Ci sono non-luoghi in cui è bello non essere me.

sabato 11 agosto 2007

Di stelle non cadenti

Che poi il mare non serve. Almeno non per forza.
Basta aspettare la notte e buttare lo sgabello Buick sul ballatoio, qualche birra e un pacchetto di Camel.
Poi è tutto un gioco di attese. Ed io sono bravo ad aspettare.
La vecchia vicina di casa si sveglia per qualche risata di troppo.
- Ma che fate lì? Andate a dormire!
- Signora, signora, guardi! Una stella cadente - mento - Presto! Esprima un desiderio.
- Eh! Che traslocate.
Ridiamo. Ma un poco più piano.
Alla terza birra le stelle tremano. Ma di cadere non ne vogliono affatto sapere.
Ritenterò questa notte.

venerdì 10 agosto 2007

Maieutica

Le tempie pulsano. Forte.
Occhi socchiusi, serrati su occhiaie nere.
Sento ogni giro di sangue gonfiare le vene della fronte e spegnersi.
Sudori freddi.
Stringo i denti. E bestemmio.

Questa volta, o partorisco un idea geniale o vaffanculo e mi prendo un oki.

giovedì 9 agosto 2007

Sull'arte di ricucire gli strappi

Prof: [con fare minaccioso] senti un po' te, ginocchia 'bbello..
Ginocchia: [temendo il peggio] mmh, dimmi..
Prof: e allora, chi cazzo è quella con la canotta arancione che fa la scema con te?
Ginocchia: nessuno..
Prof: non ci provare!! voglio sapere chi è quella .. quella.. e non mi far dire malaparole..
Ginocchia: nessuno, un personaggio quasi di fantasia..
Prof: seee.. ma a chi vuoi darla a bere? Come se non ti conoscessi..
Ginocchia: ma, prof, giuro che non..
Prof: smettila immediatamente!! Non sono mica.. 
Ginocchia: ma come? non ti sei riconosciuta?
Prof: eh?
Ginocchia: no, non ti sei riconosciuta!!
Prof: [disorientata] ..
Ginocchia: [sorridendo] la gonna color di foglia, i sandali, la canotta, le tette soprattutto..
Prof: ma io no ho quegli occhi lì! Azzurri, li ho..
Ginocchia: ma certi sguardi che mi incollano come pece..

[Dicevo, appunto, l'arte di ricucire gli strappi. O come ha detto la Prof, "tu hai sempre una pezza a colori!".]

mercoledì 8 agosto 2007

Diciassette secondi

Ci sono cose che non si possono raccontare.
Non per timidezza. Piuttosto perché sono cose che non esistono. Cose da niente.
Tipo una panchina verdescuro infilata in un pozzo di verdechiaro tra quattro palazzi. Ed io che mangio da solo la mia insalata di riso, giocando a far finta di essere giapponese.
[Che è un gioco divertente ed un giorno magari ve lo spiego.]
Silenzio di afa che si rompe d'improvviso in fruscio di foglie.
Guardo in alto. Alberi che schiamazzano e ridono e si piegano.
Un grido di vento si schiaccia contro la facciata ocra di un brutto palazzo e si tuffa a capofitto sul selciato.
Un esercito di foglie secche avanza a rotta di collo verso di me. Stavano immobili, come morte, un istante fa. E ora! Ora rotolano, crepitano, schiumano. Si avvicinano scomposte come un fronte di onda rotta.
Sembrano i sorci del pifferaio magico che si tuffano disperatamente nel fiume in un'illustrazione da vecchio libro strappato.
Istintivamente alzo i piedi da terra. Come per non essere travolto. 
Mi giro su me stesso per guardarle precipitare giù da un gradino di marciapiede.
Sorrido. Come stordito.
E quella signorina seduta sulla panchina di fronte mi guarda e ride con gli occhi. Devo sembrare ben strano accucciato così! Ma lei, naso appuntito ed occhi di pece, ha una canotta arancione ed una terza arrogante, una longuette marrone di foglie e dei bellissimi sandali in pelle. Lei può rider di tutto.
Anche di me che sto raccontando diciassette secondi di niente.

martedì 7 agosto 2007

lunedì 6 agosto 2007

Sessantadue

Non sono sono pochi anni.
Eppure l'impressione è quella che nulla sia cambiato di molto..





venerdì 3 agosto 2007

Vuoto a perdere

La sconfitta.
L'ho percepita chiaramente, ieri, in un riflesso di luce al sodio. Tremolava in una pozzanghera allo scalpiccio di nudi piedi magri.
E non era la mia. Non era solo la mia personale vocazione a perdere, con cui faccio i conti da sempre. Non quella stessa sconfitta che imparai ad accettare tantotemofa. Una cosa tutta mia, fatta di passi lenti, poco talento, mani tese a sostenere.
È che abbiamo perso, tutti. Come uomini.
Di umanità restano chiazze bruciacchiate sul selciato e odore di fumo.
Qualche angolo di cuore lo difendiamo qui, in questa trincea fatta di parole.
Ma abbiamo perso tutti, in questo essere divisi. E lontani. E disinteressati. E..

giovedì 2 agosto 2007

mercoledì 1 agosto 2007

Flashback - Bali #1

Il sole scivola in basso, veloce. Che a saperlo fissare se ne distinguerebbe quasi il movimento di cadere.
Il mare si ritrae, per accoglierlo meglio. Laggiù, al largo.
La spiaggia di Jimbaran, lentamente, si anima.
Alcuni turisti passeggiano, alla ricerca di una angolo dove gustarsi il tramonto.
Intorno, giapponesi con l'ombrello aperto. Famiglie balinesi che ridono.
Madri che si accucciano sulla sabbia, in quiete. I bambini giocano nelle pozze lasciate dal mare. Alcuni ragazzi imbastiscono una partita a pallone.
I pescatori lasciano offerte votive sulla spaiggia, mentre approfittano della bassamarea per poter mettere qualche tavolo in più davanti al loro improvvisato locale. Foglie di cocco intrecciate, riso, fiori, incenso, qualche spruzzo d'acqua.
Il sole tocca il mare con la punta delle dita. Una striscia arancione, appena increspata di onde, ci investe.
Ed in poco meno di un attimo il sole è già sott'acqua.
La notte ci investe.
Sono appena le diciotto e trenta.