mercoledì 15 ottobre 2008

Delirio notturno di un pastore di gatti

La sconfitta è un punto bianco che si espande in risonanza. Un nulla che ricomincia a crescere quando meno te lo aspetti.
- Numero Uno è andato in progressione - mi annuncia un medico tranquillo.
- Non è possibile, con quel nome lì non può mollare -  gli rispondo senza pensare, mentre mi appresto
sospirando a svolgere tutte le beghe di uscita dal Trial.
A poco vale l'avere superato di due anni la mediana di sopravvivenza. Si può perdere anche fuori tempo massimo. A poco serve la speranza. La voglia. La fame.
E a poco vale tutto questo lavoro che mi sfianca. Che mi schianta. Tutto questo contare, nella speranza di indovinare la combinazione
giusta che apra la strada a un mese in più di vita a Karnofsky 100.
Ci sono giorni che non si regge. Di perdere sempre.
Io non. Non ho corazze bianche a forma di camice -non sono medico, nessuno mi ha insegnato a difendermi dall'altrui dolore.
C'è mio padre in ogni paziente che incrocio di striscio nei corridoi. Mio padre in ogni persona che vedo vacillare. In ogni storia che ascolto.
E ci sono io. Che ho perso il giorno in cui, avvolto in sette strati di coperte, ho pensato per la prima volta che quanto accade agli altri è come se accadesse a me. Per una sorta di violenza della proprieta transitiva che oggi chiamerei empatia. Allora, ed erano poco meno di trent'anni fa, terrorizzato dall'idea dei sotterranei di Pietro Micca estesi fin sotto il mio pallido culo, fu facile dimostrarmi che 'Io ero gli Altri'.
Ora, che non ne sono più capace, quest'ostinata sensazione di comunione non ne vuole sapere di lasciarmi.


[E ogni tanto penso che dovrei cambiar lavoro e andare a coglier margherite per prati.]                  

9 commenti:

  1. E se andassimo a pestare i tappeti di foglie secche?? ;)

    RispondiElimina
  2. quando si è consapevoli del dolore altrui non ci sono altri lavori che tengano.
    non ti abbandorebbe comunque.
    resta.
    e pensa a quelli che migliorano...

    RispondiElimina
  3. quando si è consapevoli del dolore altrui non ci sono altri lavori che tengano.
    non ti abbandorebbe comunque.
    resta.
    e pensa a quelli che migliorano...

    RispondiElimina
  4. sarebbe un bel lavoro si.
    io son talmente empatica che mi emoziono di più per le cose che accadono agli altri che per le cose che capitano a me.
    mah!?

    RispondiElimina
  5. sarebbe un bel lavoro si.
    io son talmente empatica che mi emoziono di più per le cose che accadono agli altri che per le cose che capitano a me.
    mah!?

    RispondiElimina
  6. Forse sarebbe una sconfitta peggiore lasciar perdere. Ma l'empatia davvero è una compagna terribile...

    RispondiElimina
  7. E' terribile! Davvero fai questo lavoro? Ti stimo moltissimo.

    RispondiElimina
  8. ossimoro.. bestiaccia, ma in fondo sono contento di averci da combattere..

    violet.. direi che è la stagione giusta.. :)

    gmai.. io non è che faccia nulla di così importante, in fondo, se non contare.. è che proprio mi sfianca emotivamente questo continuo scontrarmi contro..

    astio.. ecco, pensavo che l'empatia dovrebbe essere trasmissibile come l'influenza..

    paola.. ma noi si tiene duro, lamentandoci sometimes, ma duro..

    cumino.. non c'è molto da stimare: è capitato, provo a farlo bene..

    RispondiElimina