sabato 9 giugno 2007

Ventinove

Una frase da niente al telegiornale della sera. Forse neanche una ventina di parole in tutto.
Al meeting di atletica di Torino, battuto il record della Simeoni. La Di Martino vola a dueezzerodue.
Ne conto diciassette [i numeri contano uno, naturalmente!], in sole diciassette parole vola via un altro granello di infanzia. Scivola lontano, insieme alle fantasticherie fatte sulle ruote lenticolari di Moser, alla corsa esatta di Mennea.
Ventinove anni che non posso più trattenere, per un solo centimetro.
Perché era bello poter dire 'io c'ero! Io l'ho vista volare, Sara!'.
Anche se ero troppo piccolo, allora, per ricordare bene. Ma c'era mio padre a dirmi ogni volta, per anni:
"Ti ricordi, Ginocchia? L'abbiamo vista insieme, io e te!".
"No, che non mi ricordo una fava, papà! Avevo solo tre anni"
"Beh, che fa? Non ti ricordi che stavamo io e te da soli in agosto?"
La nostra prima serata tra uomini in una casa di femmine. Memorabile!
E poi, molti anni più tardi, innamorarmi perdutamente di una ragazza secca e dinoccolata, un crocchio di ricci neri su gambe lunghissime. Innamorarmi perché assomigliava alla Simeoni e pensavo potesse davvero insegnarmi a volare.
Ed ora che non c'è più padre, non più ricci neri e naso lungo di cui essere svagatamente innamorato e neanche più l'ostinata resistenza del record, davvero mi manca qualcosa di solido su cui poggiare la fantasia.

[Si vede tanto che ho fatto il fosbury ai giochi della gioventù del 1989? ;)]

1 commento:

  1. secondo me la tua fantasia c'ha un torcicollo bestiale:
    a furia di guardare indietro...
    :))

    RispondiElimina