domenica 19 aprile 2009

Etnografia del Vesuvio

Lunedì in Albis.
I fujenti sono rumorose ombre bianche che si muovono in branchi verso il vulcano. Ogni tanto si fermano davanti a un altare per fare danzare gli enormi stendardi di santi e madonne che si portano appresso. Il ritmo è quello della Canzone del Piave, una marcetta allegra sostenuta da una banda scalcagnata e costantemente fuori tempo. Alcuni, i più duri solamente, fanno ballare addirittura la madonna in trono.
Una voce all'orecchio mi dice che tra questi ferventi ci sono almeno tre ergastoli. Ma anche questo, forse, è folklore.
Più sù, a Madonna dell'Arco, la via che scende al santuario è gremita di gente che balla al battere della tammorra. Una complicità di gesti avvicina e allontana i corpi, li annoda, li fa scattare distante e girare, riunisce alle braccia che si agitano e mimano gesti che non comprendo. Le nacchere sottolineano il tempo dettato dal tamburo. Una voce canta una cantilena incomprensibile.
Il corpo comincia muoversi senza sapere, le gambe mimano il gesto di intrecciarsi. Avessi coscienza dei passi sarei già nel cerchio a cogliere la sfida del ballo, ma, purtroppo, conosco solo questi nuovi ritmi americani e allora è bene restare ai margini.
La curiosità mi porta fino davanti alla chiesa, in uno slalom di fumi di fritto e banacarelle di paccottiglia.
Sulla via, quelli che prima erano solo gruppi sparsi di uomini in bianco ora sono un fiume di latte che sale, da un lato, fin quasi in cima al Vesuvio e dall'altro, invece, si addentra nelle viscere della città. La gente che aspetta il proprio turno per entrare sembra non avere fine. Lungo la navata alcuni si inginocchiano e arrivano così fino all'altare, molti sono scalzi, i piedi piagati dall'interminabile marcia. Altri, addirittura, strisciano baciando il marmo a ogni sussulto del corpo. Alcune volte uno getta la voce e comincia un canto straziante.
L'effetto è impresionante e non riesco a non chiedermi quanta dell'ancestrale supersizione resista in noi umani. E cosa si deve fare perdonere quella donna che striscia la lingua per terra. Di cosa ha paura?
Mi dicono che questo e nulla. Solo una decina di anni fa c'era chi si faceva venire le convulsioni e sveniva.
Ma io credo di non volerlo vedere (anche se, invero, alla curiosità non resisto e rubo qualche appunto qua e là).
   

7 commenti:

  1. Sacro e profano nel mix che conosciamo (bianca)

    RispondiElimina
  2. ma i 3 ergastoli come facevano ad essere lì?
    ...ahhh...già...!!
    :/

    RispondiElimina
  3. ma i 3 ergastoli come facevano ad essere lì?
    ...ahhh...già...!!
    :/

    RispondiElimina
  4. bianca.. direi tanto profano ben travestito..

    gmai.. guarda, ne sono rimastos convolto anch'io..
    ;)

    RispondiElimina
  5. bianca.. direi tanto profano ben travestito..

    gmai.. guarda, ne sono rimastos convolto anch'io..
    ;)

    RispondiElimina
  6. Sembra proprio una bella gita. E tu non hai ballato?

    RispondiElimina
  7. cumino.. no, questi erano troppo bravi..

    RispondiElimina