sabato 11 aprile 2009

Sul perché il Giovedì Santo è il giorno più triste del mondo

La sera del Giovedì Santo si va per sepolcri.
Le chiese aperte, nel buio, buttano fuori una luce fioca e inquietante.
Adelina mi teneva la mano mentre camminavamo da una chiesa all'altra. Almeno tre, per tradizione o per voto, ora non ricordo bene. L'altra mano la tenevo in tasca, a stringere una piccola astronave fatta di lego, con il suo piccolo pilota in tuta spaziale rossa. Il rosso era il colore degli eroi, allora, che forse non avevo ancora cinque anni.
A San Secondo ero arrivato stanco e mezzo addormentato. Cristo, avvolto in un panno rosso, si stagliava sui cocci azzurri di una vetrata circolare e mi fissava attento, con le due dita pronte e fumanti come una pistola. Intorno, solo il mormorio delle preghiere e l'odore dolciastro dei fiori di aprile.
Mi sedetti su un gradino di marmo, mentre Adelina si inginocchiava in preghiera. Il culo gelato e la testa calda del fumo delle candele.
L'astronave uscì dal hangar della tasca in silenzio. Il marmo lucido era perfetto per le manovre di decollo: un breve giro della pista, come a prenderne le misure, una rincorsa veloce sulla traversa di alabastro e poi fu il cielo.
Se Dio stava in cielo e noi stavamo a casa sua, quale modo migliore per raggiungerlo se non un volo diretto?
La luna di un ostia avvolta da raggi dorati mi fece da rotta. La navicella evitò accuratamente una pioggia di asteroidi proveniente da Beghina-ß24 e puntò i suoi faser contro la base nemica Bizoca-7.
Nel campo gravitazionale della luna, però, la tempesta magnetica dello sguardo di Adelina mi fulminò. Un raggio traente di inaspettata potenza mi afferrò per l'orecchio, riconducendomi al mio angolo. La nave era perduta per sempre, nel buco nero di una borsa.
Adelina aveva solo due eroi: uno era dio, l'altro papà. E nessuno poteva toccarglieli.
Io, che ancora non ne avevo trovati, li cercavo nello spazio profondo della mia fantasia.
Quella sera, invece, mi rimase solo una panca di legno e la tristezza macabra delle orazioni, infilate nelle orecchie come una tortura. Cristo moriva e io cominciavo da subito a perderlo, nonostante quella fervida madre.
All'uscita mi colse una sorta d'inquietudine sorda e nel fondo dello stomaco si svegliò sibilando una cosa nera, che somigliava alla paura.
Persi, in quel volo verso l'infinito, la possibilità di salvarmi.
Fu così che cominciai a dedicarmi all'attento studio di Marx.
  

13 commenti:

  1. primo: ti saresti meritato una foto mentre facevi volare l'astronave.

    anzi è una foto tutto quanto il tuo racconto.

    secondo: com' è che quando vengo a leggere qui, mi sembra di tornare bambina?

    poi un pò di auguri. se vuoi.

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  2. primo: ti saresti meritato una foto mentre facevi volare l'astronave.

    anzi è una foto tutto quanto il tuo racconto.

    secondo: com' è che quando vengo a leggere qui, mi sembra di tornare bambina?

    poi un pò di auguri. se vuoi.

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  3. Ma, la nave dico, ce l'hai ancora? (bianca)

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  4. e non ti prende ogni tanto un senso di colpa universale che ti si deposita addosso ogni volta che ripensi a quello sguardo di Adelina?
    a me ancora oggi quello di mia madre, che sta a significare che la mia anima si perde sempre appresso a delle minchiate, mi fa abbassare lo sguardo...

    ti ho già detto che la mia è una vita di inferno a cercare di far convivere gli opposti?

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  5. e non ti prende ogni tanto un senso di colpa universale che ti si deposita addosso ogni volta che ripensi a quello sguardo di Adelina?
    a me ancora oggi quello di mia madre, che sta a significare che la mia anima si perde sempre appresso a delle minchiate, mi fa abbassare lo sguardo...

    ti ho già detto che la mia è una vita di inferno a cercare di far convivere gli opposti?

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  6. Io ho fatto a meno anche di Marx, in fondo mi bastava ballare. Baryshnikov era meglio di qualsiasi dio, per me...

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  7. altro che MArx, che saremmo noi altri senza quei sensi di colpa che solo la religione è capace ad incuneare con tanta forza?

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  8. mysya.. innanzitutto, grazie per gli auguri, e per la foto soprattutto..
    l'infanzia è uno di quei periodi in cui succedono cose a cui magari non dai peso e che poi, improvvisamente, ti ritrovi per la testa da grande..
    però bello saperci tornare, o no?

    bianca.. la nave l'ha presa in eredita Primonipote, io ora guido solo biciclette..

    gmai.. far convivere gli opposti è una vitaccia, lo ben so..
    è che stridono e fanno scintille a volerli mettere d'accordo per forza, meglio sarebbe lasciare che si esprimessero liberamente a seconda dei momenti, a seconda delle istanze..

    paola.. tu sei stata fortunata, io sono qui che ancora credo alla rivoluzione permanente..

    ossimoro.. sensi di colpa in cui non crediamo neanche più, ma che ci tiriamo dietro come un peso.. dici quelli?

    elena.. lusingato (è che sul dolente faccio esercizio costante)..

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  9. mysya.. innanzitutto, grazie per gli auguri, e per la foto soprattutto..
    l'infanzia è uno di quei periodi in cui succedono cose a cui magari non dai peso e che poi, improvvisamente, ti ritrovi per la testa da grande..
    però bello saperci tornare, o no?

    bianca.. la nave l'ha presa in eredita Primonipote, io ora guido solo biciclette..

    gmai.. far convivere gli opposti è una vitaccia, lo ben so..
    è che stridono e fanno scintille a volerli mettere d'accordo per forza, meglio sarebbe lasciare che si esprimessero liberamente a seconda dei momenti, a seconda delle istanze..

    paola.. tu sei stata fortunata, io sono qui che ancora credo alla rivoluzione permanente..

    ossimoro.. sensi di colpa in cui non crediamo neanche più, ma che ci tiriamo dietro come un peso.. dici quelli?

    elena.. lusingato (è che sul dolente faccio esercizio costante)..

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  10. gino: debbo dire che a molti di quelli ci credo ancora e temo che sarei una donna meno interessante senza quei sensi di colpa.

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  11. ossimoro.. io invece me ne trovo qualcuno un po' a zavorra, ma non trovo l'interruttore per sganciarli..

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