martedì 31 luglio 2007

Novantaquattro

Ma qui non ti lasciano neanche il tempo di elaborare il lutto.

Ottantanove

Io non capisco nulla di cinema, però ci son film che non so dimenticare. Film che a guardarli ti fai delle domande che magari non ti saresti fatto, che magari ti viene anche un po' sonno a metà e che devi per forza veder da solo.
Film che vogliono nuda attenzione.
Ma capita anche che si arrivi ai titoli di coda un po' diversi da come si era partiti, ai titoli di testa. Spesso con una domanda in più ed una risposta in meno.
E una domanda val sempre la pena.
Allora ciao, intanto.

lunedì 30 luglio 2007

Ambizioni

Guardo dritto davanti a me.
Fogli sparsi di lavoro da fare e una finestra sporca. Una striscia di cielo che meraviglia sopra la testa e plichi di formule da studiare.
Qualche progetto per il domani, un paio di sogni per cassetto, una specie di talento nascosto per nonsoché.
Ecco! Penso al futuro.
E non riesco ad andare oltre alla doccia fredda, al libro che mi aspetta sul pavimento. Alla birra gelata da stringere tra le mani.

domenica 29 luglio 2007

Comunicazione di servizio


Da ieri, la Prof è prof di nome e di fatto!
Supplente a Mirafiori Sud.
Ci sarà da ridere!!
Io, di mio, le ho consigliato solo di sequestrare subito tutti i telefonini. Che devo giusto cambiarlo!!



 

venerdì 27 luglio 2007

Fuori stagione

Il cielo di questi giorni è troppo terso per non starlo a guardare. Per non buttarcisi dentro in lunghe passeggiate tra le piazze assolate e l'ombra accogliente delle vie strette.
La casa ci sputa fuori. Come una madre gentile: "Andate a giocare! Che abbiamo un inverno davanti".
E allora si cammina, quando il sole si abbassa di un poco. Strade più nuove nel vuoto dell'estate, nella delicatezza della compagnia.
La Prof si infila con noncuranza in ogni negozio. Tutto è interessante. E comprare non è necessario, è solo un accessorio alla curiosità.
Sono io che cedo per primo alla gola quando ci tuffiamo in una vetrina
accogliente. Té, cioccolata, biscotti, caramelle, marmellate, tisane e quant'altro. Mi innamoro subito di una teiera di ghisa che giace dimenticata su una mensola. Ma ci sta talmente bene che decido di lasciarla lì [ottanta euro di teiera di ghisa!].
Non riesco a resistere a questa, però.
Il sapore dolcescuro, la consistenza sabbiosa dello zucchero, il profumo vago della vaniglia.
Un'estate fa. Modica. Sempre noi -sguardi d'intesa che solo a letto- che sappiamo resistere a tutto tranne che a certi cannoli riempiti al momento.

giovedì 26 luglio 2007

Perplessità

A me, però, questa cosa qui che mi stanno facendo lavorare così tanto mica sembra una buona idea!
[Amémi, rafforzativo del concetto!]
È che fuori c'è davvero tanto sole. Aria calda che sa di buono. Mancano le cavallette, ma forse per agosto arriveranno.
Ecco! Doveri essere in centro a passeggiare. Infradito e occhiali da sole. Ad offrire assistenza alle turiste giapponesi.
- Mademoiselle! Je suis Ginocchià-a-Punt..

mercoledì 25 luglio 2007

Piano piano

E poi capita che mi si ricordi che si muore.
Non che non lo sappia o che lo rifiuti. Semplicemente tento di non pensarci, non sempre almeno. Ché alla morte ci sono capitato in mezzo senza volerlo -ma chi lo vuole?-, e non me la sono più scrollata di dosso.
Un pensiero che fa male. Il ricordo di tutto quel dolore sale dallo stomaco in uno sbocco acido che brucia la gola. Non bastavano le parole, né le carezze, né il sale di trometamolo. Nemmeno la morfina.
E poi noi siamo di stirpe cocciuta. E abbiamo sempre rifiutato le benzodiazepine!
Anche il lavoro ci si è messo.
- Che lavoro fai?
- Non te lo dico!
- Perché, sarai mica un agente segreto?
- No! Ma le ultime volte che ne ho parlato in uno scompartimento dell'intercity Torino-Napoli ho fatto piangere una ragazza magra e gentile ed arrabbiare un atipico signore genovese.
Certi giorni non mi basta pensare che forse è utile. Che a qualcuno servirà. Che questo mio angolino di attività quotidiana sta dentro progetti che possono essere importanti. Che quando collaboro con certe dottoresse bionde sono orgoglioso e mi dimentico di quanto sia triste doversi mettere a contare. Che forse non potrei fare nient'altro senza sentirmi in debito.
Tutto questo mi arriva addosso in una giornata di cielo azzurro ed aria secca. Che non sembra neanche Torino. In una giornata che vien voglia di correre. Di mare. Di sole. Di scopare. Di vivere.
E penso che è bene finirla di pontificare sulle vite degli altri. Certi dolori non si possono capire, tantomeno giudicare. Solo accudire.
A volte la vita la si rispetta lasciandola finire.
In quiete.

martedì 24 luglio 2007

Improvvisando

L'idea mi piace subito.
Arriva dalla voce distratta della Prof che armeggia ai fornelli: "Stasera alla Reggia di Venaria c'è Giovanni Allevi. Ti va di andare?".
"Come no!", rispondo mentre riempio due mezze pinte di birra.
Siamo già in ritardo ancor prima di decidere. E questo mi piace ancora di più.

Davanti ai cancelli la gente si accalca nella speranza vana di entrare. Non vede il cartello 'ESAURITO' che trema di vento sopra le loro teste. Brutto vizio quello di guardare a terra.
Le zanzare banchettano.
Autan spray, in gel, liquido. L'eleganza di una signora che si gratta.
Non ci faranno mai entrare, lo si vede dalla faccia sinistra dell'uomonero della security. La gente intanto borbotta. C'è chi si scusa di non averci pensato per tempo. Ridiamo mentre cerchiamo un angolo buono per scavalcare. Ma il perimetro è presidiato ed il pubblico troppo composto. Certo non è il concerto dei Metallica del novantatre.
Poi, d'improvviso, si spengono le luci, qualche parola che non intendo ed inizia la musica.
Si sente bene. Vale la pena di accoccolarsi sotto un platano e chiudere un po' gli occhi.
Non la so raccontare la musica, so solo che mi sento acquietare.
Intorno tutti cercano una posizione comoda. Il cofano di una macchina, il casco come seggiola, alcuni stanno appesi alle grate.
La Prof pare incantata.
Io ripenso all'ultimo concerto ascoltato dal ciglio di una strada. Forse Vasco nel novantuno.
Davvero tantotempofa!




sabato 21 luglio 2007

venerdì 20 luglio 2007

Flashback - Bangkok #2

"Tuktuk?", ci chiede un ragazzo mentre inchioda su una specie di Ape Piaggio tutta lucette, tendine e offerte votive. I due sedili posteriori, arraggianti lì dove dovrebbe stare il cassone, sembrano comodi. L'aria densa, calda e bagnata mi ha messo voglia di vento.
"How much?" gli fa al volo la Prof.
Aguzzo le orecchie, lei non capisce l'inglese. Solo una qualche sua incomprensibile variante con accento thailandese.
"Nooooo. Trecento bath is too much! Digli cinquanta, Ginocchia! Digli che sennò ci prendiamo un tassì!".
Sorride un sorriso a mezzaluna. Si sente a casa quando c'è da contrattare, lei!
Sorride anche il nostro autista quando gli racconto che Napoli è come Bangkok, solo meno umida. Che anche lì si mangia ad ogni ora.
Infine, spuntiamo un passaggio fino al mercato notturno dei fiori per cento bath più la promessa di cercarlo per tornare in albergo.


Il marciapiede è una stretta linea bagnata, ci camminiamo a malpena in fila indiana. L'acqua scivola in rivoli sottili da ogni bancarella di fiori. Da ogni angusto negozietto. Fiori ovunque. Fiori come non avevo mai visto. E che non avevo mai visto. Di ogni forma, colore, dimensione. Odori improbabili, che stordiscono. Ci sono sacchi di gelsomini bianchi in cui infilare le dita e ragazzine che li allineano su un pezzo di spago per farne una sorta di piccola corona. Domani le vedremo deposte innanzi ad ogni tempietto domestico, insieme a frutta, riso, sigarette, monete. Altre fanno collane di grandi fiori gialli per i templi Hindù. Le orchidee penzolano dagli ombrelloni verdi. Fiori di loto arancio riposano protetti negli angoli. Camminiamo, come inseguendo sfumature nuove di colore. Al profumo insistente dei fiori si mischia quello acre del cibo. Mi accorgo solo allora che molti stanno mangiando, seduti in un angolo di marciapiede. Donne cucinano su fornelli improvvisati. Ragazzi magri dispongono ancora fiori. Siamo i soli stranieri, ma non destiamo alcun interesse. Si vede che siamo lì solo per curiosare, non certo per comprare.
"Ginocchia?"
"Eh?"
"Mi compri quelli?"
"Ecché sso'?"
"Fiori!"
"Ah! Mi credevo melenzane!"

giovedì 19 luglio 2007

Dislessico di Memoria

Tre albicocche. Arancioni.
Stanno qua, adagiate sulla scrivania tra lettere, protocolli, agende, penne, occhiali. E quasi non riesco a mangiarle tanto sono belle.
E poi c'è mia nonna, che saltella nera tra frutta e pensieri di cartapesta. Mia nonna che mi obbligava a portarle il nocciolo di ogni albicocca che mangiavo. Ed io che ne facevo delle buste enormi, scricchiolanti di legno, che le lasciavo come regalo sul pavimento della cucina. La vecchia che le stendeva al sole a seccare e poi con il martello su un pezzo scanalato di pietra rompeva ogni singolo nocciolo per estrarne la mandorla.
Nonna che girava il torrone di mandorle d'albicocca.
Un torrone strano, duro. Tutto vuoti di zucchero.
Il suo sapore stava in quella figura nera, mani da minatore e faccia di tartaruga.

mercoledì 18 luglio 2007

Canicola

Sono giorni che si vive come addormentati, questi.
Intorpiditi di caldo e nuovi spazi vuoti che risucchiano lo sguardo socchiuso.
La gente è come centellinata. Se ne incontra poca per via, forse per questo sembra più bella.
Tutto si muove con lentezza. Anche le parole scivolano dalle labbra col contagocce, aspettando i silenzi di agosto.
È un ritmo di sud, in cui mi so ritrovare.
- Ginocchia! Svegliati! Devi andare a lavorare!
- Lavorare? Naaa..
- ..
- Perché non ti ho detto che ho mollato tutto per un vagone di perline e qualche chilometro di filo?

martedì 17 luglio 2007

Flashback - Bangkok #1

No, signorina, la prego! Non mi stringa le mani in questo modo.
Non con tanta delicatezza, per favore. Sento le sue dita sottili che mi scorrono sul palmo leggere e poi si intrecciano alle mie, le stuzzicano, le tirano. Scivolano veloci sul dorso.
No, dico, piuttosto il cazzo! Molto meno personale il cazzo, rispetto a tutto questo carezzarmi le mani.
C'è troppa intimità in questa presa gentile. Ed io non so non ammirare il suo volto distante, gli occhi neri e allungati, i capelli di seta. Se la guardo, sorride e distoglie. Ed io m'immagino diventare rosso, per questo richiudo subito gli occhi e fingo di sognare.
No, signorina, mi liberi le mani, la prego!
Le mie mani le lascio tenere solo alla Prof. Lei le sa chiudere dentro le sue che se sono così piccole. Come un gioco di non sensi dove il piccolo contiene il grande.

La Professoressa, distesa sul lettino adiacente, si sta lentamente assopendo.
La sua massaggiatrice è un lottatore di sumo, ma non meno bella.
Ha l'aria perduta, la Prof, forse anche lei si sta invaghendo.

lunedì 16 luglio 2007

Da Casa

Notte fonda.
Vie rette tra i palazzi ocra, verde di tigli, prostitute. Poca gente per le strade. La collina è un dorso di tartaruga lungo cui scivolo veloce. Luci gialle di lampioni come sparse da una mano distratta.
Torino mi accoglie con la solita, rassicurante modestia.
Le sette porte di casa [non scherzo: un portone, due d'acensore, due di ballatoio, due d'ingresso] pesano meno del solito. Questa volta, aprire, è un lavoro che divido con qualcuno.
Il pavimento di cotto lo ricordavo più scuro e la casa più piccola.
Sorrido. I ricordi sono sempre distorti come da una lente di timore.
Forse ce la faremo a starci in due.
E poi, sotto, la piazza è grande abbastanza per dare una festa!
Io vi aspetto!!

[La sola nota stonata è che sono già a lavoro.. 'ccidenti!!]

lunedì 9 luglio 2007

Da Bali

Ultima sera in Bali. C'è aria malinconica di partenza.
Il sole brucia sulla pelle, segni neri di tatuaggi da spiaggia sparsi sulle braccia, braccialetti di legno.
Davvero l'aria è quella di uno che è stato in vacanza. Anche se c'è qualcosa in più che non so definire. Qualcosa di diverso. Forse le scimmie che ti vengono a mangiare dalle mani. La gente che è gente per davvero. Disposta a parlarti, a mettere insieme parole sparse da tutte le lingue che conosce per farsi capire, per farti capire.
Bere birra Bintang con i balinesi guardando il tramonto eccessivo e vanitoso di qui. Sentire le loro storie. Un poco della tua. Che in fondo è una storia facile.
L'impressione è che l'anima del mondo stia da queste parti.

martedì 3 luglio 2007

Da Bangkok

Uscire dal nido dell`aria condizionata ed essere immersi in una pentola di riso bollito. Aria spessa, sporca, densa di odori. Cavallette arrostire, mango, piedi, olio per massaggi. Gente che dorme sul selciato, cani randagi, varani, ma anche thailandesi bellissime ed eleganti, signore gentili e sorridenti, uomini d`affari, cinesi.
La Professoressa gira con aria svagata, lasciandomi il compito di controllare che non si perda, tenendomi così ancorato a terra. È bella la professoressa, e poi capisce il thai, lei. Ed io non so come diavolo faccia. 
Qui la gente sorride tanto e credo sia questa la loro vera bellezza. Un sorriso largo, aperto, gentile. Un sorriso che seduce.