martedì 17 aprile 2007

Sorellauno

Inopportuno. Un ricordo di sughero mi si arena negli occhi.
E non so trattenere un sorriso mentre ancora sto dicendo:
- ..e quindi tale fattore prognostico non è da considerarsi statisticamente significativo.
- E questo la fa ridere?
- No, mi scusi dottò! - rispondo mangiandomi le labbra.
Ma non riesco a levarmi dalla faccia una smorfia di riso.

Sei anni. La vita sembra una cosa fattibile. Non me la cavo poi male a contare quante mele deve comprare la signora Maria per fare sette torte, se per ogni torta ci vogliono quattro mele. E poi Actarus mi ha convinto che impegnandoci insieme ce la faremo a sconfiggere gli attacchi di Vega.
Ho buone prospettive per il futuro. Se imparo anche la tabellina del nove e miglioro un poco la grafia non potranno mai negarmi la mia astronave. Ma la d maiuscola va più panciuta e la g coll'arzigogolo.
Sorelladue studia seria al tavolo della cucina. Ha grandi occhiali quadrati perché sta due anni avanti di classe. Fa la terza.
Sorellauno è di là. Lei è grande e litiga sempre con papà. Passa le ore al telefono e la rimandano sempre di latino. Dev'essere una cosa difficile il latino. C'ha un libro giallo che sembra non finire mai. IL, si chiama.
Solo noi tre in casa.
Silenzio, aspettando l'ora dei cartoni animati.
Poi un grido. Proprio da quel di là dove Sorellauno dovrebbe stare studiando latino.
Un grido secco e prolungato.
Io e Sorelladue ci alziamo di scatto e corriamo a vedere. Nessuno dei due ha il coraggio di aprire la porta socchiusa, ora che il grido è diventato silenzio.
Aspettiamo.
Fino a che non si decide che vado io che sono il più piccolo.
Apro.
Veloce come strappare un cerotto.
E Sorellauno giace riversa a terra. Le gambe storte, un braccio lungo il corpo, l'altro sopra la testa. Immobile.
Io grido e la scuoto.
- Sorellauno! Sorellauno! Che hai? Sorellauno!
Sorelladue prova a tirarle un po' i piedi.
Immobile. Sembra anche non respirare tanto è ferma.
- Sorellauno.. - dico piano ancora una volta, subito prima di iniziare a frignare - Sorellauno è morta!!
Ma proprio su queste lacrime vedo un sussulto del petto.
La faccia lentigginosa che ride:
- No dai, Ginocchia, non sono morta. Era solo uno scherzo.

Tanto tempo fa era così. Tutto un ridere e piangere senza pietà. E adesso qualcosa rimane nonostante la fatica dei mille chilometri.
Rido dei momenti inopportuni in cui riaffiorano i ricordi.

[Ma stasera ho fatto le zucchine a scapece. Mi sono stupito della sicurezza della mano sul coltello, una lunga serie di fette esatte e sottili, ché a crescere con gente del genere per casa, si viene su storti ed un poco malfermi sulle gambe. Stasera faro sogni verdi di zucchina.]

1 commento:

  1. Ricetta?
    Una volta mi sono nascosto e ho lasciato un biglietto con scritto "sono scappato", mio padre mi ha beccato subito e mi ha detto "hai fatto piangere la mamma". Da allora non lascio più messaggi scritti.
    Su carta, si intende ;)

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