mercoledì 4 aprile 2007

Tredici

Ho fatto i conti. Ed è venuto fuori un tredici. Tredici anni che non mettevo piede da un barbiere. Da quella volta in cui sono uscito imbufalito:
- Ti piace?
- No, mi fa cacare!!
- Ma come? Non vedi che bella sfumatura alta?
- Tua madre sfuma alto. Tu fai solo delle gran menate.
Era tanto tempo fa e lasciavo a terra un buon chilo di boccoli scuri [rimanevano aggrappate ai capelli rasi solo le speranza dei diciannoveanni]. Capelli lunghi a pecorella o la lana invernale, come la chiamava il Palla. Riccioli che mi erano costati, allora, tanta fatica, litigi e ben tredici perquisizioni in due settimane. Carabinieri, polizia, finanza, carabinieri, carabinieri, carabinieri. Passavo in rassegna le forza dell'ordine e davo giudizi sull'efficienza. I miei preferiti erano i carabinieri, più sfigati e meno paraculi, che se li trovavi in serata finiva pure che ci facevi due chiacchiere in notturna:
- No, Marescià, il barbiere stava chiuso. E poi mica esco con sua figlia. No, Marescià, il militare non l'ho fatto. Mi farebbe bene? Lo dice anche mio padre, ma -ammé- mica mi convincete. Come dice, come dice? La disciplina? Ma questa è una fissazione che c'avete voi della vostra generazione. No, noi si è genio e sregolatezza..
E da allora, su questa testa, ci si sono divertite in tante.
Oddio, tante? Alcune.
Adelina per prima. Che tagliava e rideva. Tagliava e rideva. Rideva, soprattutto, con materna ilarità di avere di nuovo -almeno per qualche minuto- il figlio fuggito troppo presto tra le inesatte mani. Gran storture di capelli mi lasciava in testa. Ma bastava si asciugassero un po' all'aria di ceci dalla casa, avvolgendosi a fusillo, per nascondere ogni imperfezione. Per me ho sempre tenuto solo la basetta, troppo vicina alle orecchie per potermi fidare di qualcuno.
Bellina, invece, ha sempre avuto paura. E lascia lungo. Ci penso poi io, con le forbici da sarta, a far fuori quel che esce troppo dalla linea del cappello. Non ride, lei, ma sono mani belle da avere sulla testa.
Oggi [che sono tanti anni dopo e più rade si son fatte le speranze], dal barbiere, sono entrato sorridendo. Addosso
una tensione lieve, da cavallo a dondolo. C'erano facce simpatiche di peluchero, ma ho incrociato comunque le dita fino a farle diventare bianche.
Fortunatamente, sono uscito ancora sorridendo. Forse tornerò.

1 commento:

  1. per le pecore l'arrivo della primavera..
    mmh.. io faccio che fare come le femmine, và.. :)

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