lunedì 12 novembre 2007

Di Domenica

Prendete un vecchio ex-carcere chiamato "Le Nuove", metteteci dentro una mostra d'arte contemporanea e, appena fuori dall'ingresso del primo, cupo corridoio, due cortesi signore che distribuiscono un volantino tagliente: "Che la parata dei paraculi abbia inizio! Si aprano le danze, i banchetti e le sfilate alle ex-Carceri Nuove di Torino, dove Ignazio Vian col proprio sangue, prima di essere impiccato, scrisse: meglio morire che tradire".
Dietro al foglio, le lettere dei condannati a morte.
L'allegria dei giovani artisti subito stride con il peso della storia che grava sulle sbarre. Sulla luce tagliata a striscie che decora il pavimento e toglie l'aria.
Non che non siano bravi, non che non abbiano originalissime idee spolverate di ovvietà in computer grafica.
É solo la completa assenza della memoria in un luogo che è memoria a sconvolgermi.
Lo stomaco mi si è torto ad ogni cigolio di cancello, come ad ogni parola fuori luogo. Già rotto dalla prima frase incisa sul muro del braccio femminile: "Qui si fa strage di sogni".

7 commenti:

  1. che storia strana... anche a me avrebbe fatto lo stesso effetto, credo.
    occhio a quel che scrivi, però... quello qua sopra cos'è, uno spot??
    pure qui...
    :(

    RispondiElimina
  2. Mi sarei sentita stranita pure io :|
    Il mio insegnante di storia del ginnasio ci dicceva sempre che la storia insegna che la storia non insegna niente.
    Forse perchè perdiamo troppo facimente la memoria.
    s.

    RispondiElimina
  3. in effetti "Qui si fa strage di sogni" e' una frase che colpisce...

    RispondiElimina