giovedì 8 novembre 2007

Fichi secchi

Dei miei undicimilanovecentoquarantadue giorni ricordo i diciannove più cupi. Con lucida esattezza si sono incisi indelebili nella memoria.
La forma di mani, l'odore chiuso dell'aria, il vuoto che si apriva alla finestra.
Il tiglio giovane, che mi è fratello in linfa, lasciava cadere foglie come cuori. Tutte mangiate da bruchi di falena.
E poi suoni bassi di voce, fruscii di gambe leggere, qualche lacrima discreta.
Il senso della perdita.
Fossero persone, verginità, sentimenti.
Notti come ieri rivedo tutto come un film. Diciannove cortometraggi proiettati sullo schermo delle meningi. E i titoli di coda incollati con lo sputo.
Dei restanti undicimilanovecentoventitre giorni rimane il senso vago di una vita impilata come fichi secchi sullo spago. Allegra e triste. Felice e no. Liscia e aspra. Bella. Brutta. Storta. Retta. E l'infinito gioco dei contrari.

5 commenti:

  1. I giorni delle perdite non hanno immagini così nitide, ma odorano quasi tutte di disinfettante, per pulire, per sterilizzare...
    oggi mi riempio le mani di fichi, adoro il loro odore sulle dita.
    s.

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  2. sagami.. è un odore acre, che penetra a fondo nella memoria..
    molto meglio il gusto dei fichi sulle dita..

    erbasalvia.. sì, i fichi lasciati a seccare al sole si impilano l'uno sull'altro passandoli attraverso lo spago, come cuciti..
    e poi si aspetta l'inverno..
    :)

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  3. Ho sempre pensato che la scarsa memoria che ho di solito mi avrebbe aiutato anche in caso di perdita e invece la mente beffarda fa strani scherzi.

    Bello avere un tiglio fratello di linfa.

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  4. pippa.. la memoria non ha perdite soprattutto in caso di perdita, sta fetente.. :)
    tiglio era un nano quando si giocava insieme ai giardini, ora s'è fatto grande tanto da togliere luce alla finestra di casa vecchia..

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