giovedì 13 dicembre 2007

Sinusoidale

Cammino inciampando. Che non è inciampare, talvolta, camminando. L'accenno alla caduta è costante, chi cammina con me conosce bene questa distorsione dell'andare che mi rende precario.
- Di oggi son sette - mi dicono spesso ridendo - dovresti avere finito, almeno per una dozzina di metri!
Un'instabilità del pensiero che cede alle gambe. Come un peso.
La caviglia si piega o scivola via il tallone da dietro, poi un balzo in avanti a ritrovare una pervenza di passo. 
- Non è successo niente! - provo a rassicurare chi si aspettava di vedermi cadere.
E riprendo a barcollare ridendo, come ubriacato da un desiderio di troppo.

7 commenti:

  1. mi hai fatto venire in mente questo:
    sarà altrettanto facile inciampare / succede a chi cammina e guarda il cielo (senza titolo, mercanti di liquore)

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  2. ti auguro di non trovare mai la "retta via".
    vorrebbe dire che avresti esaurito, ormai, ogni desiderio...

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  3. come descrizione dell'esistenza umana è abbastanza giunta al punto.

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  4. ecco.
    barcollare ridendo è fondamentale, per mantenersi in piedi.
    :)

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