lunedì 24 dicembre 2007

Ventiquattro

Oggi è Natale.
Lo si sente dai profumi che escono dalle cucine, dalle voci allegre che si incrociano per strada, dal suono liscio delle borse cariche che si strusciano. Oggi è Natale. Non confondetelo con domani, che è solo una domenica aggiunta al calendario.
Oggi le cucine sono vive di donne in grembiule a fiori e mani infarinate, di uomini che mondano verdure o sgherigliano noci, sempre che riescano a rientrare un po' prima. Di bambini che fanno capolino dalla porta per rubare uno spicchio di pasta cruda.
Gli alberi sono accesi e ancora verdi del sottobosco frusciante dei pacchi. I presepi ancora vuoti, in attesa, come l'aria che si respira.
Che si respirava.
Adelina, immersa nell'impasto delle cassatelle, era solo una voce che cantava. Nonna, di mani grandi, sflava. La pasta si ammansiva, come domata dai solchi profondi sulle dita. Zia Elle badava a friggere quelle piccole delizie ripiene i ricotta o marmellata.
Sorellauno e Sorelladue architettavano piani d'assalto al nascondiglio dei regali, mentre io aspettavo alla finestra che mio padre tornasse. O ancora più forte aspettavo la voce che mi comandasse di uscire nel freddo di luci colorate.
- Ginocchia, corri a prendermi al vanillina, che l'ho finita.
- Sì, mà! Vado.
Cosi incominciava il Natale, immergendosi nella gente che sembrava felice. Nel suono accogliente delle parole, nel gelo muto dei due pini davanti casa, nel miracolo dei colori.
Finiva poi ben dopo la mezzanotte, annodato a un mazzo di carte.
Il sette e mezzo un vizio di famiglia.

Buon Natale. A tutti voi.

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