martedì 23 ottobre 2007

Botanica due

Mi sorprende la tenacia delle piante e la loro livida astuzia. Nonostante l'apparente immobilità.
L'incendio che lascia solo macerie e donne piangenti e terra bruciata, il pino d'aleppo lo trasforma in vampa di calore. Per buttar semi e far nuovi germogli su quel che resta di sé. 
Vorrei poterla rubare, questa sapienza, al mio ficus. Alla begonia la bellezza e al ciclamino i pensieri al contrario.
E saper fare della cenere che ci rimane terra fertile.


[Nel caso di alcuni pini (ad es. Pinus halepensis) si deve sottolineare la presenza di "coni serotini", cioè strobili la cui apertura è resa possibile soltanto da alte temperature che, distruggendo il rivestimento di resina, permettono alle scaglie di aprirsi e di rilasciare i semi (Piussi P, 1994. Selvicoltura generale. UTET, Torino).]

7 commenti:

  1. Bhè hai Arturo che pensa a potare le piante :)

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  2. Le piante sono la nostra vita, ho preso una casa circondata da pini e roseti e mi piace spiare il pettirosso e il picchio che qualche volta passano di lì. La natura è una meraviglia, siamo noi che facciamo eccezione!! :) un bacione Dall'affetto in sù sarà mai più!! O_o

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  3. sammy.. arturo è un gran cacciatore di mosche e masticatore di cellulosa..

    cumino.. ecco, mi manca qualche albero attorno.. ora capisco cos'è questa malinconia.. :)

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  4. Sai che per anni ho creduto che il sapone di Aleppo si facesse col pino di Aleppo. Per me le piante erano così magiche da fare anche il sapone.

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  5. ah.. perché, non si fa col pino, il sapone? che delusione, pippa..

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  6. Gap! Così mi fai venire i dubbi!! :-D

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  7. diciamoci la verità, pippa, io non ne so nulla di nulla del sapone d'aleppo..
    uso solo il sapone liquido..
    ;)

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