venerdì 9 marzo 2007

Alle tre

Quel che mi resta di ieri [che ormai sarà ierlaltro] sono solo idee confuse.
Ricordi inaspettati del gineceo in cui sono cresciuto: gli scampoli colorati di mia madre accatastati sul tavolino, le mimose che appestavano la stanza del cucito di un irresistibile profumo di marcio, le troppe femmine di casa vestite a festa. Da sotto al tavolo vedevo la confusione del continuo muoversi di gambe ora sottili ora tarchiate ora lisce.
Ieri, chilometri macinati
ad inseguire crocchi di capelli biondi, tacchi alti, nasi alteri. Amici forestieri e curiosi. In gaina per la troppa birra.
In via Po, il cartello portato con orgoglio da un muso liscio di ragazzina, occhi azzurri cerchiati di montatura rossa, capelli castani sulle spalle: 'fuori i preti dalle mutande'! Dio, quanto ho riso! Dio, quanta ragione!
E poi ancora grida sfacciate, commenti sussurrati, sguardi, sospiri, gomitate, barista altri tre negroni please, offro io, nolasciastarechetoccaame. Risate, occhi rossi, incontri, silenzio, i gol di Baggio sul maxischermo -che valgono più dell'espressione tignosa sopra le tette a punta strette in un vestito a righe, ma molto meno dell'aria pensierosa della frangetta seduta sull'angolo. Le parole a vuoto, la musica troppo alta, il troppo silenzio. Ed un'infinità di culi, tette, fighe, colli, spalle, cosce, mani, occhi, labbra, lingue, piedi, caviglie, nuche.
E poi, in mezzo a tutta questa confusione, una sola cosa chiara.
Un pensiero unico, da sempre. Quasi solido, in mezzo alla gelatina dei pensieri delle tre.
Lei. Un sorriso a forma di mezzaluna che mi imprigiona.

Nessun commento:

Posta un commento