sabato 31 marzo 2007

Che poi se è a cena vale lo stesso

Sera di pioggia e malinconia dietro i vetri.
Un po' di musica, una bottiglia di vino già aperta, il gatto sempre addosso. Le luci già basse, il buio da aspettare con calma.
Poi, d'improvviso, il citofono.
Dallo spavento -il mio- il gatto vola fin quasi al soffitto.
- Chi è?
- Siamo noi!
- Ah, salite minchioni!
Si presentano due loschi figuri, bassi e neri, con due buste del Dìperdì colme di ogni genere di porcheria.
Sì, sono loro.
- Abbiamo pensato che una giornata così potevamo sopportarla solo qui - quasi a scusarsi dell'improvvisata.
- E avete fatto bene - gli faccio io.
Lo schema è il solito. Ormai collaudato.
Io preparo tre negroni, Fukuda inizia a tagliare pomodori e zucchine, Mr Dibs si attacca al PC in cerca di minchiate, porno o biciclette. Le tre priorità della vita in ordine sparso, secondo l'ottica postfuturista.
Quando tuffiamo le pennelisce in acqua siamo già alticci. Per questo amo i negroni.
A fine pasto le sole due poltrone di casa non bastano a contenere lo svacco di tutti.
Mr Dibs ogni tanto si chiama il gatto:
- Arturo, Arturo! Senti questa!
Il gatto annusa, curioso.
- ITALIA UNO - aggiunge, guardandoci con soddisfazione.
E poi un boato. Forse i tuoni e non la pioggia lenta di poco fa. Faccio per correre alla finestra, ma mi fermo immediatamente. Qualcuno mi indica il monitor.
Tutti guardiamo, con sguardi come innamorati.

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