domenica 11 marzo 2007

Pennichella

La pasta con le sarde ha su di me evidenti effetti psicotropi.
Alla famelica ingestione segue una sorta di sonnolenza ipnotica, vagamente oppiacea.
Poi, i sogni.
Un ascensore antico, cupo, cigolante. Di quelli senza specchio, ma con il sedile in legno su un lato.
Devo scendere -e son tanti piani- ma non so il perché. Solo che è urgente. Importante. Questione di vita o di morte. In piedi guardo scorrere i piani attraverso il vetro delle porte, anch'esse di legno. Polvere e numeri scritti a mano con vernice sbiadita rossa. 73. 72. 71. 70. 69. 68. 67. 
Un rumore secco, che mi fa vibrare le ossa. E l'ascensore è immobile.
Mi guardo attorno terrorizzato, incastrato tra un piano e l'altro. Nessuna via di fuga. Premo il tasto T con rabbia. Lo tengo schiacciato, come se questo potesse aiutare. Apro le porte, le chiudo. Le riapro, tocco il muro. Lo prendo a calci. Grido. Pigio ancora sul tasto T. Ma nulla.
Allora mi siedo sconfortato a terra, un gomito poggiato sulla panca, i piedi contro le porte chiuse e comincio a mormorare:
- Sono solo un piccolo cinese stolto!
66.
Stupito, mi domando cosa possa avermi fatto percorrere quei pochi metri. Ma nulla.
- Sono solo un piccolo cinese stolto! - ripeto.
65.
Illuminato comincio a gridare:
- Sono solo un piccolo cinese stolto! Sono solo un piccolo cinese stolto! Sono solo un piccolo cinese stolto! - così fino a terra.
Dove ogni urgenza pareva scomparsa ed era solo primavera.

[Questo non è il sogno più strano che abbia mai fatto, ma forse uno dei più stupidi che ricordi! Devo finirla con queste dannate sarde!!]

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